A cosa ti apporta la meditazione? A vedere il mondo tinto di rosa. Ad affrontare i problemi con più cipiglio e ottimismo. Ma quando scendo dal piedistallo dorato della riflessione contemplativa, della meditazione tout court, incontro così tanta di quella gente insensibile e malvagia – che talvolta svolge persino ruoli cruciali nella società – da rimanere interdetto.
Senza parole, proprio così, senza riuscire a discernere una logica di comportamento che non sia già compromessa dall’egoismo più puro. Un egoismo ammantato – cioè camuffato – dai pensieri più nobili.
Ho fatto un sogno. Ho sognato che il Papa cattolico, invece d’esortare i fedeli a beneficiare – come di consueto – i poveri con qualche elemosina, abbia preferito sollevare i bisognosi, pressoché definitivamente, dall’indigenza donandogli – così come d’altra parte si sarebbe regolato un seguace del Cristo – per lo meno una piccola parte delle proprietà vaticane.
Utopie! Ma da dove si comincia a realizzare l’armonia sociale? Mentre il Paese è in balia dei capricci della Casta – che qualcheduno ben più esplicito e coraggioso definisce a chiare lettere “cricca delinquenziale” – cresce un bacino di precarietà e inedia sempre più imponente.
Mi auguro che emergano quanto prima – nell’immediato – soluzioni pacifiche, ma radicali, per favorire benessere e concordia. In caso contrario, si perverrà – è ovvio prevederlo – ad una resa di conti decisamente cruenta.
Taci, medita e attendi?
Le religioni – organizzate o meno – suscitano o generano ancora violenza. Il 9-10-11, in Egitto, i Copti che protestavano per la demolizione di una Chiesa sono stati falcidiati – 24 circa le vittime – nel corso di una serie di assurdi disordini. Qui non si tratta d’attribuire colpe, ma di riflettere sul fatto che la violenza non risolve mai nulla. Gandhi diceva: “Non posso colpirti senza ferirmi”. Tutto è uno. La realtà è un insieme unico. Se hai subito un torto – oltre che ricorrere alle vie più civiche – raccogli la forza interiore. Taci, medita e … attendi? Taci fintantoché le onde pensiero suscitate dalla meditazione non ti consentano di reagire senza sentirti accecato dall’odio. Rammenta pure che la giustizia non sopraggiungerà mai da sola se non ti prodigherai con tutto il coraggio possibile.
Santi subito!
Il buonismo dei cittadini italiani ha raggiunto un nuovo limite, è divenuto qualcosa di proverbiale. Tartassati, dis-occupati, sotto-occupati, precarizzati – non è retorica – nonché umiliati rispetto ai cliché del potere politico che arruola e mercanteggia la propria sopravvivenza con ogni sorta di escamotage legalista, si sottomettono ancora e poi di nuovo ancora alle menzogne propagandate ad arte dall’infernale macchina mass-mediatica. Quindi sopportano senza colpo ferire un destino che li vedrà, quanto prima – con ogni probabilità – bisognosi, indigenti, poveri, miserabili. D’altra parte, estrapolando Socrate: “La maggior parte – di costoro – sono veramente troppo onesti per vivere ed essere dei politici”. Mi sa che, ahimè, c’è una sola soluzione: santi subito!
La spina nel fianco
La consapevolezza è la vera spina nel fianco della società basata sui consumi, della democrazia rappresentativa che non rappresenta nulla se non gli interessi di alcune caste, di poche élite, di svariate cerchie politiche sostanzialmente autoreferenziali. Ciò perché la consapevolezza – suscitata soprattutto dal raccoglimento interiore, dalla contemplazione, dalla meditazione – favorisce chiarezza, equanimità di giudizio, obbiettività, imparzialità. Tuttavia per superare al meglio questa fase storica è necessario che la consapevolezza si traduca in scelte concrete. Quali? Credo che la maggior parte delle indicazioni non dovranno discendere dall’alto, ma essere selezionate con l’ausilio delle tecnologie più recenti. Il processo partecipativo non premierà più tizio o caio. I politici saranno solo i propositori – candidare le idee e non le persone – e quindi gli attuatori delle scelte selezionate dalla società. Mentre dapprincipio ci si dovrà limitare a piccole decisioni, più in là si potranno affrontare questioni di carattere generale.
Crisi e lavoro
Prima di concludere questo breve excursus autunnale rivolgo un amareggiato pensiero alla crisi e al lavoro. Senza tergiversare, esiste una sola via per superare l’impasse e ricominciare daccapo, così come è sempre stato, così come si districa e dipana la matassa della vita. E’ necessario individuare e sanzionare i responsabili – politici – rei d’aver dissipato il bene comune. Veri e propri luminari della truffa, big della menzogna, artisti del raggiro. Altro che animuccie innocenti, morigerati angioletti, magari un po’ confusi … Soggetti indiziati d’aver perpetrato un vile saccheggio – culturale, forse assai peggio, non posso dire ciò che penso davvero – ai danni della collettività in totale dispregio del benché minimo senso etico. Una devastazione morale sistematica per cui sarà inevitabile condannare i colpevoli. Solo dopo si potranno affrontare a cuor leggero i sacrifici che le circostanze richiedono. Le regole del gioco vanno riscritte per uscire dalla ridondanza del trasformismo che rinnova tutto per non cambiare nulla.
Epilogo
L’autunno non ha un epilogo. Si ripete tal quale. A meno che i cambiamenti in cui si spera non siano solo esteriori. Non riguardino, cioè, esclusivamente le circostanze ambientali, sociali, ma siano complessivi. Procedano dall’interiorità nella società, e viceversa. Cambiare è possibile. Solo che per realizzare, per conquistare un successo davvero duraturo le priorità andrebbero invertite. “Imperare sibi, maximum imperium est” – comandare a se stessi è il comando più grande – (Lucio Anneo Seneca).
Articolo del 03-11-11.