Che dici, ci siamo messi nei pasticci? Certo che la vita è proprio labile. Un giorno di qua, con tutta l’energia per proseguire; l’altro, al contrario, il feeling con il fato – che ti accompagna sempre finanche nei momenti quasi bui – sembra interrotto. Eh già, succede a tutti. Chi vuoi che ne sia immune?
Rammento ancora quei frangenti vividi in cui gettarsi nella mischia per lottare era la prassi. Ma ora che gli anni son trascorsi, ahimè, direi quasi invano e ti ritrovi punto e daccapo a rigirarti in tondo per cercare aiuto, se accetti il fatto che il mondo ruota all’inverso o a capriccio, potresti rallentare sino a fermarlo. Fino a vedere la luce che proviene, da qui, da lì, dal nulla, dove ti pare, perché c’è sempre stata, discreta come un sole nascosto tra le nubi.
Ora è mattino, appena un po’ più sveglio e osservo il mondo che si muove sempre. O è la mente che rincorre il tutto? Noto subito che la caratteristica più saliente dell’insieme è il dinamismo. Tuttavia lo spettacolo della vita che risorge, del sole che rispunta, di qualche sparuto stormo di strani volatili che fendono l’aria pressoché immobile, stavolta mi sembra così affascinante da lasciarmi leggermente sorpreso.
Poi, d’improvviso, mi sovviene un nesso tra l’ego e l’interpretazione che via via do a tutto ciò che scorgo. Ma dico, è possibile guardarsi intorno, o dentro, o in prospettiva, bypassando comunque l’ego? Osservare senza ego, ipse dixit, è meditazione. Già…, come risolvere questo guazzabuglio?