Rieccomi, sono la rana zen. Mi ripresento – come se nulla fosse – forse per l’ennesima volta. Che io sia una figlia del mio tempo è noto. Ma di quale, esattamente? Già, il tempo, come i concetti mentali, ideologici, sono del tutto relativi, dipendono dall’egoismo. In pratica la ragione è sempre – gira e rigira – di chi vuol mantenere il potere.
“Ci risiamo, ma che c’entra questo con lo zen e la meditazione?”, esclamò la rana che – rileggendo i suoi stessi appunti – aveva tuttavia dimenticato di soffermarsi almeno un po’ tra le righe per provare a cogliere il non-senso che la mancanza di un vero filo logico avrebbe suscitato in chiunque.
“No, non ho formulato mai una sequela di pensieri così disarticolati”, si disse. E abbandonò il libro – il foglio, la pagina web –. Poi, stanca o presa dal rimorso – fate un po’ voi – chiuse gli occhi e smise di pensare, ma senza sforzo, senza che le fosse richiesto; un po’ per stanchezza, un po’ per lasciarsi dietro tutte queste chiacchiere.
Ebbene, forse per la prima volta, ebbe la sensazione di poter abbracciare il mondo. Quindi di poter accogliere e riuscire ad amare chiunque. “Fantastico, mai provata così tanta soddisfazione”, considerò. Sennonché perfino il cielo le dimostrò gratitudine per la sua rinnovata bontà. Che accadde, piovvero fiori, spuntò un arcobaleno? No, il client email dello smartphone le annunciò la ricezione di due nuovi messaggi: un preavviso di licenziamento, nonché un’ingiunzione di sfratto. La sua casa sarebbe stata assegnata a una famiglia di rifugiati: il neo business delle multinazionali super-politiche impegnate nella riconfigurazione etnica della malcapitata antica società delle rane.
Stavolta la rana zen rimase di stucco. Un lampo d’illuminazione – cioè un satori, o di rabbia? Chi lo sa! – l’accecò d’improvviso. Allora, come d’incanto, rammentò i richiami del suo maestro zen:
“Non adagiarti mai, figliola, ritemprati con la meditazione, ma poi alzati e combatti (la battaglia che è la vita).”
“Ok maestro, questi lunghi silenzi mi ridaranno la giusta concentrazione e ne farò buon uso; non più dispersa tra mille rivoli buonisti, ma convergerò su un solo obiettivo per volta.”