Io non sono una persona ammòdo. No … sono una populista, una gentista, vorrei che stessero tutti bene, discretamente, che ciascuno di noi avesse un tetto e, ovviamente, di che sopravvivere. Per realizzarlo sarebbe sufficiente suddividere un po’ più equamente le risorse pubbliche esistenti.
La mia idea di base è che nessuno rimanga indietro: che a chiunque sia offerta un’opportunità. Che poi la sfrutti o meno a dovere dipende dai fattori soggettivi, dalle circostanze individuali, dall’impulso a crescere, a migliorare, se non a prevalere sugli altri; ma l’input iniziale dovrebbe essere identico per tutti. E chi non riesce a mantenere il passo? Beh, l’aiuto reciproco, la collaborazione o, se preferite, la cooperazione, compenseranno ogni eventuale gap.
Io vi descrivo un mondo normale, uno tra i tanti. La galassia di esseri senzienti a cui appartengo è, di per sé, compassionevole. A voler essere pienamente sincera non so se io sia religiosa o meno. Per me la vita è tutta spirituale. Che ciascuno preservi e custodisca i suoi piccoli valori. A me interessa solo che la società terrestre riconquisti l’armonia e che i prevaricatori siano neutralizzati dai fatti. Per realizzarlo farò ricorso, d’ora innanzi, a tutte le risorse astrali di cui dispongo … Che ciascuno si adoperi in tutti i modi che riterrà più opportuno!
Così parlò la rana zen all’ombra di una foglia del fior di loto la cui copiosa essenza inebriava gli inebetiti, ma felicissimi astanti, il popolo delle rane, sul pianeta dei cuori disinvolti, una delle dimensioni più vicine a quella in cui attualmente viviamo.
NdA: Ovviamente, con il senno di poi – quattro anni dopo aver scritto il racconto –, è innegabile che a “cinque stelle” ci siano rimaste solo le rane …
Quanto scrivi è giusto. Una società veramente democratica dovrebbe preservare la dignità di ciascun individuo assicurandogli benessere fisico, mentale e spirituale (non di solo pane vive l’uomo).