“Angelo di luce, forse è la prima volta che mi rivolgo a te per un aiuto. Prima di formularlo consentimi di parlare un attimo delle assurde credenze che hanno contraddistinto fin qui gran parte della mia vita. Un razionalismo a oltranza prima, uno scetticismo di maniera dopo, hanno contribuito a deformare il mio approccio esistenziale. Ora ti chiedo, qual è l’alternativa?”.
Così pregò la rana zen al clou di una perentoria emergenza psicofisica. Tanto per intenderci, stava proprio male e, al momento, nessun farmaco sembrava aiutarla. Sìcché spaventata di dover dissolversi o, perlomeno, trasferirsi anzitempo nell’etere – … no, nel Mar delle Origini … beh, il concetto mi sembra chiaro, era semplicemente terrorizzata dall’ignoto – sobbalzava come una novizia. Povera rana, e dire che aveva meditato per anni. C’erano stati persino momenti durante cui si era così disidentificata dal suo corpo fisico che gli abituali malanni le sembravano, più che altro, delle banali punzecchiature.
E ora, Dio delle rane Zen, Signore Buddha dell’infinito, che fare? Sennonché l’angelo di luce – ma allora esiste davvero? – s’impietosì, si commosse, le indicò il cuscino di meditazione e le suggerì di attendere. Per chi non lo sapesse ancora, attendere e meditare, nel meta-linguaggio del “Tempio dei loti senza-tempo” erano sinonimi. Dunque la rana zen si dispose all’immeritato – così le sembrava – passaggio verso i lidi dell’Oriente Eterno – o era il nulla? – con l’animo di colui o colei che, suo malgrado, si era finalmente arresa ai glicini in fiore dell’augusto giardino sempre-verde.
E ora, cosa credete, che la rana abbia concluso i suoi racconti? Macché! Un raggio di luce la trafisse con tale veemenza che si risvegliò più risanata che mai! E fu subito un nuovo – lo stesso! – inestimabile giorno.
Post scriptum del blogger: “Ovviamente, l’angelo di luce, era un angelo zen.
Post post scriptum del maestro (che, per fortuna, lesse solo in seguito): “Mi dimetto … ! 🙂