La coscienza non è un fenomeno statico. La coscienza esiste proprio in virtù del suo dinamismo intrinseco. Quando la coscienza tende verso l’alto sino ad abbracciare l’insieme diventa consapevolezza. Se invece cede alle lusinghe transitorie, sparisce nel vortice della dimenticanza. L’equilibrio è sempre un fenomeno temporaneo. Tuttavia, attenzione, perché per salire in alto non serve reprimere le pulsioni che attraggono verso il mondo in sè, ossia mortificarsi, ma è indispensabile rinunciare all’identificazione coi pensieri anarchici. Sarà sufficiente trattarli come ospiti – relativamente indesiderati – osservandoli nel loro lento fluire: quando appaiono, mentre permangono, non appena si dileguano. Ora tre gruppi di versi compilati i momenti differenti.
Verso l’alto
Oh se la divina Madre volgesse
– lei, che dovunque vai ti osserva sempre –
il viso, gli occhi …
Il gelo non è nulla rispetto a quel tepore
d’intenti, che la sua luce rosa-celeste
– e t’innamori –
sembra l’apice, il clou
dei più inattesi, inverosimili doni.
* * *
Cos’è quel sole che con sussiego,
ma così assiduo che ti solleva sempre,
se non l’artefice
– lo puoi finanche scorgere nel blu saliente –
quasi vivace e poi profondo
di tutto ciò che vive e s’arrovella
per conquistare l’apice, ma non la vetta,
lo Zenith, ma non il mondo?
* * *
Oh sì, la stella immobile,
ferma da sempre per indicare,
ma solo a chi la scorge,
la via più semplice per risalir la china,
il ripido, l’erto pendio
che risucchia chiunque … s’adagi.
Eh sì, giacché chi dice
che puoi restare immobil-mente:
o sali all’infinito,
o scendi giù per sempre.