Le poesie vanno e vengono, argomentano, lì per lì ti suggeriscono qualche buona idea che poi, però, svanisce nel breve lasso di tempo di qualche minuto. Quindi, a che serve una poesia per meditare? A intrattenerti, a riempire degli spazi vuoti, a suggerirti una determinata speranza, ulteriori credenze, se non qualche banale fandonia? In realtà queste poesie sono utilissime perché quando svaniscono non lasciano tracce. E se tenti di afferrarne il senso più recondito, se non l’effetto che trasmettono alla tua fragile-dinamica-mente, non trovi nulla. Ed in quel nulla il loro vero beneficio.
Riuscire a meditare
Oggi ho deciso di scrivere una poesia.
E’ da molto che stavo indugiando.
Mi sono dunque chiesto come mai
ci avevo quasi rinunciato.
Sennonché ho scrutato su e giù, quasi all’intorno
e ho notato che non c’è più nessuna danza.
Gli oggetti, immobili, non partecipano.
La gente – sempre più distratta, nessuno che reagisca – come mille automi.
Oggi ho visto finalmente che il gioco è sempre lo stesso
e se vuoi uscirne
o per lo meno aneli a trasformarne il senso
per riprenderti il senno
non ti rimane che
riuscire a meditare.