Chi sei? Qual è la tua vera natura? E se ciò che crediamo di “essere” non fosse altro che un ingegnoso escamotage, un’interfaccia che ci consente d’interagire con l’ambiente circostante? Non confondiamo l’interiorità con l’impulso immobile che travalica ogni logica ordinaria. Anche se “Centro” e “Periferia” della “Vita” sembrano contrapposti, in realtà sono un insieme inscindibile.
Un autorevole lettore mi ha fatto notare che spesso ciò che indico come poesie sono, più che altro, speculazioni, una sorta d’introspezioni metafisiche. Il loro fine è trascendere lo stato sognante della mente che ordisce, suppone, che trama e proietta per consentirle di specchiare “ciò che è”, l’incontrovertibile qualità dell’essere. Specchiare? Gli esseri, ora come ora, sono solo un’infinita congerie di pseudo istanze pensanti e sognanti che riflettono, vicendevolmente, una verità senza inizio né fine. Quindi, la meditazione per eccellenza è solo un semplice specchio, di ciò che accade o non accade, di “ciò che è” e, persino, di ciò che non è.
Quintessenza
Ma quali vertici …!
Le hai viste le sommità?
Non eri tu che parlavi di cime?
Mi sa che i picchi te li sei solo sognati.
Invece che di gioia trabocchi solo di comiche illusioni,
patetiche speranze, fatui ricordi.
Non sei né più né meno
che un tizio un po’ stranito
che temporeggia, si barcamena,
che colleziona inutili cimeli.
Va bene, comprendo il tuo disgusto, ma l’alternativa, qual è?
Oddio, bypassa d’un solo colpo
le idee che t’imperversano:
son futili ri-tratti
di una mente che s’appiglia
ovunque creda possa
procrastinare sempre.
Svegliati amico,
tu sei ben oltre quell’umile artificio,
tu non sei altro che luce, quintessenza.