E’ trascorso così tanto tempo da quando iniziai a interessarmi di meditazione che dimentico facilmente gli esordi. Entusiasmo prima, continue dilazioni poi. Il mio approccio non fu l’adesione a chissà quali nuovi, mirabolanti principi, a quali inedite ideologie spirituali, ma divenne un’inveterata abitudine, quasi un irrinunciabile vezzo, procrastinare. Sceglievo e rinviavo di continuo, leggevo, m’informavo a lungo, ma senza concretizzare, senza cioè mettere in pratica quanto appreso. Senza rendermi conto che sarebbe stato sufficiente astenermi, persino pochi attimi per volta, dall’attingere dal pozzo senza fondo del passato o dal proiettarmi negli immaginifici cieli di un improbabile quanto intangibile futuro per cogliere gli esiti di questa straordinaria passione, la fine della ricerca.
Qui e ora
Qui e ora,
in questa sola vita,
possiamo risvegliare
la nostra mente implicita
all’ascolto di colui che parla,
alla visione di colui che osserva.
La vita non è affatto prospettiva univoca, ma
qualunque sia il punto di partenza,
il viaggio sarà sempre in circolo
e la meta sarà sempre
la fine di ciò che sembra “se stessi”, il proprio ego
e l’inizio dell’altro.