Le oasi, gli angoli di silenzio, di verde, non si trovano solo in natura, ma dimorano, innanzitutto, nel proprio buon senso, nella peculiare, incontaminata interiorità. Riguardo il mondo esterno, è ovvio, ogni spazio naturale andrebbe salvaguardato con tutti i mezzi ragionevoli; ma quello intrinseco, recondito, è ancor più sacro e fragile di qualunque paesaggio manifesto. Esplorarlo con occhio attento quanto limpido e, soprattutto integro, dovrebbe essere la prassi di qualunque essere senziente si sporga sul davanzale mistico del non-nato, del mai-sorto. Se i prolegomeni dello spirito stentano a definirsi, non è detto che non esistano affatto.
Quegli angoli di verde
Le ardite valli che si dispiegano laggiù
sembra che il cielo le abbia bell’impresse
con un sinuoso calco piovuto un po’ dal nulla.
Bello vero? Ma tu che ammiri dall’alto del tuo ingegno
quel palinsesto rosa che brilla un po’ d’azzurro,
cos’è che credi, che sia solo un miraggio,
che in qualche modo ti sia finanche avverso?
Quegli ambiti scolpiti da un Dio seminascosto,
un angolo di vita disperso nel tuo tempo.
Lo senti il fresco lento?
Preservali, tralascia tutto il resto.