Com’è che stai? Può darsi bene, così così, finanche male. Quant’è che durerà? Può darsi sempre, o l’attimo fuggente. Quand’è che ci vedremo? Credo tra breve, qui o nella vita che la quasi sorte ci riserva, nostro malgrado, sempre. E se quel rendez-vous con l’infinito Buddha fosse tra un po’, non temi di concludere senza che l’orma del tuo lieve incedere non lasci traccia e si dimostri inutile? Medita subito. Chiudi un po’ gli occhi e osserva quel respiro che sale, scende, crea delle pause, ma non si ferma mai…!
Per inciso
Occhi di qua,
occhi di là,
occhi per chi
ti vuol comprendere,
occhi per chi t’ignora,
ma già ti ama.
Occhi per chi ha vissuto tra le insidie,
ma pure per coloro, mezzi fusi,
cullati tra i begli agi e senza affanni.
Occhi per chi pensa d’essere giunto
a tu per tu con l’apice, la vetta
e da quel picco dominare il mondo
anche se si sente un po’ convinto
di amare a tutto spiano tutti quanti.
Occhi per chi si trova già nel baratro, giù in fondo
con la speranza di riuscire a sopravvivere
mentre il miraggio di un’ignota luce
gli si appalesa quasi come un sogno.
Occhi per chi vive già la quiete dei pianori
dove la vita è semplice e scontata
e non accade mai nulla di esotico
se non l’imprevedibile che cova sibillino
pronto ad irrompere e a sovvertire il mondo.
Occhi per te che leggi un po’ stupito
senza sapere dov’è che voglia andare,
qual è il mio fine, le mire, sempre ch’esistano,
sempre che non sia qui tanto per fare.
Occhi per chi s’inceppa col suo dire,
occhi per chi sa già di fingere, ma è il suo mestiere,
occhi per chi è convinto d’esser sincero,
più puro di quel giglio che campeggia
dovunque ci sia tu che tiri innanzi
succube, giacché oramai rinunci
finanche a scegliere.
Occhi per chi accetta ciò che gli piove,
legato alla cavezza del suo palo,
convinto che girargli sempre in tondo
sia quella libertà cosi anelata
che troverà tra l’attimo fuggente
e la sua svolta nella nuova aurora,
nell’alba che fu già quasi dorata.