C’è un momento, raro e prezioso, in cui il rumore del mondo sembra sciogliersi come neve al sole, lasciando spazio a un silenzio che non è assenza, ma presenza viva, sottile, vibrante. In quell’istante la mente si placa, le parole cessano di contendersi il primato del senso e la meditazione diviene puro ascolto. La quiete non chiede nulla: accade, si posa come polvere di luce sul cuore e, se le permetti di restare, ti restituisce un’intimità dimenticata con te stesso e con l’essenza di tutto ciò che è.
La quiete, il silenzio, non hanno eguali. Credi che siano il miglior rimedio al trambusto esistenziale? Dipende! Da quel po’ che sono riuscito a capire, la quiete è il mio miglior interlocutore giacché mi consente di esprimermi, ma senza proferir parola, senza diniego o consenso, senza accettazione o rifiuto, …, senza.
Meditare sulla quiete
Di qua, di là, in agosto,
prima che piova, dopo il sol leone,
scrosci di risa che provengono dal nulla.
Che fantasia! Tu mi sommergi, ma di banalità.
Ehilà pivello, non sarà che i versi
li adoperi oramai come un trastullo?
Ma no, che dici,
mi sembrano un fardello!
Prediligo la quiete, il silenzio,
dopo il can can retorico
di chi non ha meglio da fare
che rigirare il prossimo
con le chiacchiere imbelli
del solito furfante
che si crede furbo.
Epilogo
Non cercare la quiete come un traguardo, lasciala arrivare da sé. Quando smetti d’inseguirla, si posa lieve, come una brezza che placa il mare interno. È in quel silenzio che la meditazione rivela la sua natura più autentica: non un fare, ma un esserci, limpido e immobile come l’alba che sorge senza rumore.
