La più grande illusione non è la povertà esteriore, ma il non riconoscere l’abbondanza che già ci avvolge. Siamo come viandanti che portano pesi inutili, convinti di mancare di qualcosa, quando invece la vita ci offre continuamente doni che restano inosservati. È qui che la meditazione si fa guida preziosa: non promette nuovi possedimenti, ma svela la ricchezza che abita nel silenzio interiore, là dove la coscienza si libera dalle ombre dell’illusione e si apre a un senso di pienezza che nulla può intaccare.
La vera carenza non è una mancanza, un’assenza. La vera carenza è l’incoscienza, l’omissione della presa d’atto di ciò che è. Sei come un fantasma che va a zonzo oberato dal peso delle tue stesse opinioni. Trascini uno zaino stracolmo di cianfrusaglie che credi indispensabili, che rifiuti di mollare, ma in realtà non hai nulla, non possiedi nulla, tanto meno te stesso. Eppure sei così ricco da non riuscire nemmeno a immaginarlo. Tutto ciò che ti circonda è già tuo. Sentilo un po’ e invece di rane pioveranno stelle.
Meditare sulla carenza
Non si tratta di beni tangibili,
né tantomeno di mezzi.
Dovunque vada o veda,
ovunque mi volga,
scorgo ricchezza.
La merce dell’ingegno è copiosa,
quella degli intenti altrettanto,
ma il mio crogiòlo eterico
si contrae lo stesso.
E’ carente di versi, di nessi,
tra la gente che s’aggira stupita
in un mare straricco di onde che ti cullano,
poi t’illudono, mentre s’infrangono sugli scogli
della coscienza all’origine
che tuttavia si rifiuta
ancora e poi ancora d’emergere …
spaurita perché non ha compreso che oggi
la mia meditazione prevede solo il silenzio,
la quiete, la calma, poche briciole d’essere.
Epilogo
Quando lasci cadere l’inganno della mancanza, resta la limpida verità dell’essere. Meditare non significa colmare vuoti, ma scoprire che nulla manca davvero: basta fermarsi, ascoltare e permettere al silenzio di rivelare la ricchezza nascosta in ogni attimo.
