La vera carenza non è una mancanza, un’assenza. La vera carenza è l’incoscienza, l’omissione della presa d’atto di ciò che è. Sei come un fantasma che va a zonzo oberato dal peso delle tue stesse opinioni. Trascini uno zaino stracolmo di cianfrusaglie che credi indispensabili, che rifiuti di mollare, ma in realtà non hai nulla, non possiedi nulla, tanto meno te stesso. Eppure sei così ricco da non riuscire nemmeno a immaginarlo. Tutto ciò che ti circonda è già tuo. Sentilo un po’ e invece di rane pioveranno stelle.
Meditare sulla carenza
Non si tratta di beni tangibili,
né tantomeno di mezzi.
Dovunque vada o veda,
ovunque mi volga,
scorgo ricchezza.
La merce dell’ingegno è copiosa,
quella degli intenti altrettanto,
ma il mio crogiòlo eterico
si contrae lo stesso.
E’ carente di versi, di nessi,
tra la gente che s’aggira stupita
in un mare straricco di onde che ti cullano,
poi t’illudono, mentre s’infrangono sugli scogli
della coscienza all’origine
che tuttavia si rifiuta
ancora e poi ancora d’emergere …
spaurita perché non ha compreso che oggi
la mia meditazione prevede solo il silenzio,
la quiete, la calma, poche briciole d’essere.