Ti è mai capitato di trovarti in una situazione così complicata o imbarazzante o – persino – senza via d’uscita da non sapere più che pesci prendere? Bene, a volte, la meditazione è pressapoco così: non ti apporta benefici, ma non ti fa stare – se non insisti troppo, se ti mantieni equilibrato, sulla via di mezzo – nemmeno male. Ora come ora vivi un impasse? Anche se sai bene che non dovresti crogiolarti con le teorie, cerchi un diversivo. Forse ne uscirai fuori quando accetterai la tua – inevitabile – ignoranza cronica e che a qualunque idea possa attaccarti escogiterai solo soluzioni transitorie. Perché, dunque, non ammetterlo subito?
Meditare sull’ignoranza
Quando sei giù,
ma che più giù non sai
come descriverlo…
Quando poi l’ansia
– sarà davvero tale? –
si trasforma in tremito
e non sai come porvi rimedio…
A che ti appigli
– figlio di queste valli chiare –
se non a quell’Origine
di cui ti senti fiero?
Ora che soffri è facile
stilare versi o altro,
ma pensa a chi non sa,
– a chi o non chi – dove rivolgersi.
A dirla tutta sembri un mezzo naufrago che non rammenta più donde provenga.
Ma nonostante il clamore – che stronca pure i sani – tu insisti a cincischiare per evitare il bello.
Il bello è che la luce – che già cercasti invano – è stata sempre qui dietro le quinte.
Infine, quando non sai più che fare – figlio dell’ora – chiudi un po’ gli occhi e attendi che il cielo si dischiuda.
Quindi, dopo un congruo lasso, vedrai che quel mistero può disvelar se stesso nel segreto
di chi non sa più dove – o come o quando o cosa – debba o non debba –, di chi non sa più niente.