Quando la meditazione diventa sentiero quotidiano, ci si accorge che il timore di non avere abbastanza svanisce via via, lasciando spazio a un’abbondanza silenziosa che non ha bisogno di conferme né di approvazione: la mente si placa e il cuore riconosce, fra le pieghe delle emozioni, il valore di ciò che è essenziale, oltre l’apparenza e la scarsità imposta dagli inganni dell’ego.
Già, l’avidità! Da dove nasce, dall’ego? L’avidità nasce soprattutto dalla paura. Al punto che se vuoi eliminare davvero l’avidità devi superare il senso di carenza, mancanza, inadeguatezza. Devi superare il terrore, se non il panico, di poter rimanere solo. Senza sostegno, senza risorse, nonché abbandonato da chiunque. Devi riuscire a essere consapevole che, per lo meno dal punto di vista emotivo, sei sufficiente a te stesso. Nella tua essenza coesistono sia i generi (il maschile, il femminile) che le forme (identità). Nel tuo nucleo sei quanto di più completo si possa immaginare. Prendine atto. Poi ci sono i lembi, i frangenti d’opportunità, i brandelli d’esistenza, il fabbisogno minimo che gli avvoltoi tenteranno comunque di depredare. Difenditi!
Meditare sull’avidità
Il vuoto il nulla l’amore,
gli insegnamenti sospesi a mezz’aria,
la via che si snoda tortuosa
verso la vetta innevata
da una purezza che non conosce candore.
E scrivo e osservo o rifletto,
– ma quanta luce! –
sulla rabbia truce che ha solo rancore
mentre s’appropria di questi poveri lembi
che adopera come strofinacci
dell’essere nitidi, ma agli occhi degli altri
mentre per noi sono così vitali
che rimanerne senza sarebbe come morire.
Epilogo
Al termine di questo viaggio riflessivo, s’intravede come la pratica della meditazione renda ogni lembo d’esistenza inestimabile: quanto sembrava lontano diventa prossimo, la sufficienza affettiva si trasforma in pienezza e nulla può sottrarla a chi ha scelto di restare fedele alla propria autenticità, custodendo con delicatezza ciò che conta davvero.
