C’è un modo di trasmettere la saggezza che non ha bisogno di discorsi, né di titoli, né di riconoscimenti. È quello che si manifesta nella semplicità di un gesto, nella coerenza di una vita, nella luce discreta di chi pratica senza ostentazione. Il vero insegnamento spirituale spesso sopraggiunge così: senza imposizioni, senza dogmi, ma con la forza dell’esempio. Un monaco che medita al mattino senza pretendere che altri lo facciano, ma ispirando con la sua presenza. Un uomo che ridistribuisce ciò che ha con naturalezza, trasformando l’umile atto del dono in una lezione senza parole. Non servono etichette per riconoscere chi ha davvero qualcosa da offrire: basta osservare se le loro azioni risuonano con cheta gioia, se la loro vita stessa diventa un invito a vivere con maggiore consapevolezza. E forse, proprio in siffatto operoso silenzio, si nasconde l’accesso più autentico alla spiritualità.
Il mio maestro non ha mai detto di essere un maestro. Figuriamoci, quindi, se mi considerasse un discepolo. In realtà era solo un monaco che avevo scelto di visitare periodicamente. Egli insegnava solo con l’esempio, con lo stile di vita. Non ti diceva mai cosa fare, ma sapevi sempre a cosa andavi incontro. Quando al mattino meditava – o pregava – potevi astenertene, ma lo seguivi. Quando al pomeriggio redistribuiva tutto il superfluo ricevuto dai visitatori lo aiutavi e ti sentivi migliore. Poi non potevi fare a meno di essere sincero con chiunque. Forse non era illuminato, ma la luce l’accompagnava sempre. Prima di lasciare questa vita mi chiese: “Non dire mai a nessuno il mio nome”. Il suo segreto spirituale? Qualunque cosa facesse la svolgeva con gioia, con cura e soprattutto arte. Perché te lo racconto? Provaci, è la via maestra d’accesso alla spiritualità.
La blusa blu
(Paragoni impossibili)
La blusa blu del mio maestro
è quasi come la mia meditazione.
Innanzitutto la indossa solo quando ha molto freddo,
altrimenti rimane dimentica
sull’asettica spalliera in stile anni che furono
offerta agli sguardi straniti
della poliedrica tribù – di amici, amiche, nipoti e poi sorelle –
che l’osserva col naso a mezz’aria e mezzo scettica
pensando: “Poveretto, non ha di meglio”.
Senza sapere che quella blusa blu è così profonda
che per quanto la mia coscienza
ambisca a divenire oceanica
non riuscirà mai a eguagliarla.
Epilogo
Alla fine, ciò che resta non è un nome, né una dottrina, ma l’eco di una presenza che ha illuminato senza pretendere di farlo. Come quella blusa blu, apparentemente insignificante, eppure così densa di significato da superare ogni comprensione razionale. Forse la vera maestria spirituale non si misura in insegnamenti elaborati, ma nella capacità di lasciare un’impronta delicata e profonda, come un’onda che si espande senza rumore. E se provassimo anche noi a vivere con quella stessa cura, quella stessa gioia silenziosa? Potremmo scoprire che la spiritualità non è una meta lontana, ma il modo in cui camminiamo, qui e ora, con gli occhi aperti e il cuor leggero.