In un’epoca dove tutto spinge all’invadenza, al giudizio frettoloso, al bisogno impellente di intervenire, ritagliarsi uno spazio di sobrietà mentale appare quasi un atto rivoluzionario. Il gesto di non intervenire, quando non strettamente necessario, non equivale a disinteresse, ma all’intelligenza di riconoscere i limiti dell’agire impulsivo. La meditazione, in questo senso, non è evasione, ma un atto di rigore: ci ricorda che il silenzio può essere più eloquente di mille parole e che il rispetto delle altrui vicende passa anche dal non lasciarsi travolgere dall’ansia di fare. Chi cerca la libertà interiore lo sa: non tutto merita una replica, non ogni situazione necessita la nostra impronta. Sedersi al margine, osservare con equanimità, tornare a sé stessi: gesti semplici, eppure straordinari. Ed è lì che si insinua una quiete feconda, in grado di restituire lucidità, chiarezza e, infine, un modo più limpido di stare al mondo, senza esserne trascinati.
Se non è strettamente necessario, non interferire mai nella vita altrui. Invece di migliorare la situazione specifica, con ogni probabilità, inaspriresti i conflitti. Ovviamente non è un principio che si possa applicare sempre e comunque. Le eccezioni sono all’ordine del giorno. Ma vale ogni volta come incipit per un approccio esistenziale più congruo. Il nostro scopo è soprattutto la ricerca della libertà interiore. Il tentativo di non farsi influenzare o strattonare psicologicamente più di tanto in modo da riuscire a discernere autonomamente ciò che è giovevole da quanto infine risulterà disarmonico.
Intorno
Tutto si muove
o circa, o quasi intorno,
sicché rimani fermo e indifferente,
la miglior cosa che ancor potresti fare
sarebbe quella di nuotar controcorrente.
Ma quale ne sarebbe il giovamento?
Saresti solo e additato con pietà:
“Eccolo, guardate là quel povero ribelle.
Indossa pure una veste anonima
e non si cura del suo valore intrinseco.
L’ha firmata da sé, divenendo in un lampo
lo stilista degli emarginati”.
Fermati dunque, molla l’illusoria presa.
Ricomincia da … te.
Questo è il momento di guardarsi dentro.
Lasciar gli stolti a giocar le parti.
All’umana commedia le sue sorti.
Ciò che ti dico sia chiaro come l’acqua:
non interferir nella vita altrui.
Ritroverai la libertà che ti appartiene,
in un giorno,
ma che dico, in un’ora,
in un batti-baleno.
Conclusione
Restare nell’ombra del proprio discernimento, senza calare continuamente nel mondo le proprie aspettative, è già una forma raffinata di meditazione. Astenersi, quando l’impulso spingerebbe ad agire, non è indifferenza, ma un rispetto più profondo, rivolto tanto agli altri quanto a sé. In quel ritirarsi misurato si cela la possibilità di tornare a sentire con chiarezza la voce sottile dell’essere. E lì, nel silenzio che non pretende, nella pausa che non invade, la libertà interiore si fa tangibile, come un vento leggero che sfiora la pelle e ti ricorda che sei ancora tu, presente, vigile, e finalmente non più in balia di nulla.