Riconosco che in apparenza si tratta di un’idea un po’ bislacca. Stavo male per un serio incidente e nonostante i rimedi ero giunto quasi al limite. In questi casi, se non altro per una sorta di commiato, ti rivolgi al Dio che le tradizioni religiose in cui sei cresciuto ti hanno, in qualche modo, trasmesso. Gli orpelli culturali successivi li tralasci subito e vai al nucleo, al vertice. Ebbene, che domandargli, una sorta di miracolo? Sì certo, ma proprio in quel momento mi chiesi: prima di qualunque tipo di salvifico aiuto, cosa c’è? Beh, c’è il coraggio, è ovvio. Sìcché chiesi il coraggio. Dapprincipio non sapevo perché, fatto sta che il coraggio si rivelò, esso stesso, un miracolo. Oggi, col senno di poi, mi chiedo: ma siamo proprio sicuri che Dio sia amore? E se non fosse, innanzitutto, coraggio? Una sorta di coraggio finalizzato, ovviamente, a realizzare tutto ciò che di buono, di giusto e di bello non esista già nella vita.
Il coraggio
Il cielo che s’aprì per far discendere
quell’angelo di luce che però non vedi
sorrise quando tu che già sul ciglio
ti rivolgesti all’alto a supplicare
il Suo soccorso tra le fitte nebbie
della via stretta in apparenza al termine.
Dio dalle mille voci, ma di quel solo cuore,
sorridi un po’ a questo mezzo essere
che prega l’Infinito e il suo splendore
di dargli ancora un po’ di quella forza
che dubitavo persino ch’esistesse
e invece è il nucleo vero
di questa parodia ch’è detta vita.
Tu che prim’ancor di Amore o Volontà
tu sei il Coraggio.
Cinciuè
Avevo 18 anni, volevo fare l’infermiera, ma volevo comprendere meglio la mia scelta. Così mi misi a fare dell’assistenza in ospedale. Mi giunse una chiamata da una madre, per l’assistenza a una bimba appena nata. Mi colse un attacco di appendicite, andai al pronto soccorso. Mi dissero che dovevo essere operata d’urgenza. Così cercai di contattare la madre della bambina per dirle che non avrei potuto accettare di assistere la sua bimba. Non riuscii a contattarla. Così decisi di andare a dirglielo di persona. Giunta in reparto cercai la madre della bimba, non c’era. Davanti a me c’era un piccolo esserino con una flebo nella testa (idrocefalia) piangeva e le donne attorno che lattavano i loro bimbi erano infastiditi dal quel pianto e criticavano l’operato di quella madre sciagurata. Io l’allattai, la pulii e rimasi ad assisterla per tutta la notte, non sapevo il suo nome, così la chimai Cinciuè. Quella notte per me fu speciale scoprii il mio lato materno. Cos’è che mi fece rimanere a vegliare Cinciuè? No, non era coraggio, ma Amore. L’amore ha in sé tutte le qualità. In seguito scoprii che quella madre a casa aveva altri due bimbi piccoli, come avrebbe potuto dividersi?