Fino a che punto la mente influenza le circostanze? Può altresì incidere sulle condizioni fisiche? Il proprio status è riconducibile, quasi sempre a specifiche quanto pregresse peculiarità: aspettative, convinzioni, comportamenti, credenze, immaginazioni, superstizioni. Non v’è nessuno che riesca a nuocerti o beneficarti se tu stesso non glielo consenti. E’ sufficiente essere volenterosi, retti, equilibrati? Siamo come minuscoli settori di cielo che tentano in ogni modo d’impadronirsene.
Noi siamo coscienti solo di una frazione della nostra mente. Oltre la parte consapevole, quella di cui ne siamo più edotti, esiste un mondo parallelo di cui, in genere, ne avvertiamo solo occasionalmente l’eco. Quando scrissi questa poesia pensavo – implicitamente – alla mente primigenia, all’essenza, che è nostra, cioè soggettiva, solo in parte, ma che in realtà è condivisa da chiunque, da tutti gli esseri senzienti. La meditazione ci aiuta a riscoprirla.
Carissima mente
Lo suppongo, ne son quasi certa,
ebbi innumerevoli esistenze.
Vissi, felice, infelice
e quanti nomi,
visitai tanti mondi
e assunsi incalcolabili forme.
La mia identità? Importerebbe ben poco
se non fosse, giacché
ho una natura piuttosto futile, loquace.
Sono io, la beffarda,
colei che irride e dileggia,
altera o simula, ostenta,
inganna e raggira, irretisce
fintantoché contese e conflitti
non mi costringono al vero.
Sono la tua parte migliore.
O la meno spregevole?
Proprio lei, la tua carissima mente.
Oh no, lacunosa, bell’imbusta!
Ma quale mente?
Ne sei solo un minuscolo lembo,
un esiguo e irrisorio frammento,
una scheggia emaciata che ne emula l’ambito
ovvero la parte che si crede il tutto.