Come mai il tempo che dovrebbe sfumare i tuoi ricordi, in particolar modo quelli più dolorosi e quindi lenire le tue pene, lasciarti indifferente, ti rende, via via più coinvolto? Ovviamente il panorama muta, non si tratta degli stessi eventi che nei trascorsi ti fecero soffrire. Ma se dapprincipio e nonostante tutto mantenevi una certa distanza, ora ti ci ritrovi re-immerso. E hai voglia a dire: distraiti, o rimani distaccato, non funziona. D’altra parte le spiegazioni tecniche come ansia e stati d’animo affini, lasciano il tempo che trovano o, perlomeno, non ci competono.
Il problema, dal punto di vista di chi è più aduso alla meditazione, è che invece di riconnetterti con il tuo centro ti sei disperso in mille rivoli periferici. Ora, non fraintendermi, non sto parlando, necessariamente, di connessione divina. Ciò che trovi quando t’inoltri nella tua interiorità è, per l’appunto, soggettivo. Convergere periodicamente al centro, verso la fonte da cui scaturisce ogni pensiero, ti aiuta a ristabilire, o mantenere, un buon equilibrio.
Ok, oggi non ho avuto coraggio e mi sono perso nei distinguo. Per me quel centro è sacro e i risvolti a cui mi accade talvolta di assistere mi sembrano del tutto inspiegabili. Ciò che davvero conta sono i tuoi buoni e puri quanto spontanei, splendidi frutti. A dopo.