“Dovete osservare, come osservate una lucertola che passa, che sguscia attraverso il muro, vedendo tutte le sue quattro zampe, il modo in cui si infila nel muro; dovete osservarla, e mentre lo fate, ne vedete tutti i movimenti, la delicatezza dei suoi movimenti. Così, allo stesso modo, osservate il vostro pensare, non correggetelo, non sopprimetelo – non dite che è troppo difficile – solo osservatelo, ora, questa mattina.” (J. Krishnamurti)
La maggior parte degli approcci meditativi partono sempre dagli stessi presupposti: osservare, fare silenzio per rispondere infine alla domanda cruciale della meditazione, ossia “chi è colui che vede?”. Cosa c’è dietro il buio delle palpebre? Chi si nasconde tra i fitti avviluppi dei pensieri che sembra facciano di tutto per occultare persino la più flebile traccia di verità? Chi è che tenta di camuffarsi da emerito giullare travestendosi ad arte per eludere il faro della consapevolezza che illumina via via i più riposti meandri dell’illustre mente di cui ci pregiamo come del più prezioso tra i gioielli possibili? Chi è che si finge funambolo se non equilibrista per eludere il senso di giustizia che prima o poi si affaccia sulla soglia della rude coscienza di provetto ricercatore spirituale?
Se fosse minimamente possibile procederemmo pressoché all’infinito a reiterare un’interminabile serie di varianti fingendo di ritrovarci col tempo sempre più vicini a un’ipotetica meta di conoscenza. In realtà proseguendo in tal guisa si marcerebbe dritti dritti verso il caos più totale. Senonché quel medesimo ipotetico caos potrebbe risultare foriero di un ordine spontaneo frutto della rinuncia alla speranza di trovare il bandolo di una matassa esistenziale che sembra tale solo finché non si cerchi di dipanarla mediante un uso formale della logica. Avete afferrato?
Bene, se credete che tutto questo discorso – che anche se apparentemente intricato è invece abbastanza serio – serva a qualcosa, voltate pagina, recatevi in un sito di yoga della risata, potrebbe addirsi meglio alla vostra vera indole. Se invece vi sentite presi in giro, ebbene chiudete gli occhi e staccate la spina, smettete di osservare, di rimuginare, di meditare, e sappiate apprezzare il silenzio di cui il buon Dio – pardon, il buon Buddha – ha voluto farci immeritato dono. … Caso mai foste ancora perplessi considerate questo post come un maxi koan zen o come la disperata corsa in circolo di un cane forsennato che tenta di mordersi comunque la coda o come le peripezie emotive di un soggetto ansioso che si scuote per questo e per quello senza aver ancora capito che sta tremando per l’insicurezza che gli procura la propria medesima ombra.