Approfittando della metafora del noto bicchiere vi propongo un insolito esercizio di meditazione.
Prendete un buon bicchiere cristallino (nitido, pulito). Riempitelo per metà con acqua fresca e limpida (potabile, da tavola, minerale). Collocatelo ad opportuna distanza e ad un’altezza tale da poterlo osservare senza reclinare eccessivamente il capo verso il basso. Contemplatelo brevemente alternando i due punti di vista fondamentali: osservatelo, cioè, prima come se fosse mezzo pieno, quindi mezzo vuoto.
A questo punto valutatelo nella sua interezza. Infine chiudete gli occhi e visualizzatelo cercando di riprodurne mentalmente le fattezze originali, immaginatelo persino nei dettagli, ma senza sforzarvi. Reiterate la successione precedente per il numero di volte che riterrete più opportuno. Infine bevetene il contenuto.
La purezza dell’acqua, la nitidezza del bicchiere e la semplicità dell’immagine complessiva influiranno positivamente sulla vostra serenità spirituale. L’esercizio è estrapolato da una nota tecnica Yoga. La durata complessiva suggerita dipende dalla vostra predisposizione.
In effetti qualunque circostanza potrebbe diventare un’occasione di meditazione. Sarebbe sufficiente osservare, o meglio focalizzare l’evento in questione senza lasciarsi fuorviare dai propri giudizi, ossia dai pensieri in merito. Dopo un lasso di tempo variabile, cioè soggettivo o in funzione di ciascuno di noi, la calma si presenterà immancabilmente. Dapprima di soppiatto, come un ospite che non è certo di essere accolto con favore, poi come un’onda che trasforma la percezione stessa dell’insieme. E ciò che dapprincipio sembrava caos diviene armonia. Ma in realtà l’armonia c’era già. Non siamo stati noi ad averla creata. E non è stata nemmeno la meditazione. Abbiamo messo da parte la mente, ossia i pensieri irrequieti.