È essenziale che non disprezziate e non vi aggrappiate né al regno dell’attività né a quello della quiete e che continuiate assiduamente la vostra pratica. Vi potrà spesso sembrare di non ottenere niente con la pratica in mezzo all’attività, mentre il metodo quietistico porta risultati inattesi. Tuttavia state certi che coloro che privilegiano il metodo quietistico non possono nemmeno sperare di entrare mai in meditazione in mezzo all’attività. (Hakuin)
Costanza
Qual é la difficoltà più rilevante alla meditazione? Probabilmente è l’incostanza, la saltuarietà nella pratica. Per superarla ho dovuto lottare per anni. Il mio temperamento m’induceva a sperimentare sempre nuovi metodi. Spesso si trattava di tecniche agli antipodi. Le adottavo per qualche giorno e quando mi rendevo conto che la mia meditazione era sempre instabile, volitiva e occasionale mi rivolgevo alla tecnica successiva. Forse il problema consisteva nel fatto che non davo il tempo all’energia di seguire la via che in quel determinato caso le era più consona.
Un momento quale sarebbe questa via? Non si tratta certo di accumulare conoscenze. E’ un percorso duplice. Da una parte, presa di coscienza delle credenze fittizie, di ciascuna identificazione, della spasmodica quanto sotterranea sete di predominio, quindi superamento dell’infernale volontà di potenza o di successo che non si basi sulla compassione. Dall’altra, arricchimento di attitudini concrete come l’efficienza, la praticità, o poco evidenti, ma non per questo meno fondamentali, come la facoltà intuitiva.
Costanza, un imperativo cui s’attribuisce forse persino troppo rilievo quando si tratta di questioni concrete come lo studio, gli affetti, il lavoro, ma che viene trascurato del tutto qualora ci si dedichi a qualsivoglia percorso spirituale. La costanza nella pratica periodica della propria meditazione è un punto da cui non si può prescindere.
Contrappunti
Se vi raccontassi fandonie ve ne accorgereste subito. Ma prima di parlarne ho vissuto tutto ciò sulla mia pelle. Come vi dicevo all’inizio, per quanti anni mi sono atteggiato – intimamente – a ricercatore spirituale quando invece non ero né più né meno che un emerito saltimbanco? Quando invece mi risolsi di pazientare superai le abitudini più dannose o inadatte e scorsi orizzonti oramai inattesi. Ma la chiave per intraprendere la svolta non fu l’ambizione.
Il segreto della meditazione non consiste nel metodo, nella giusta tecnica. Perché a quella, provando e riprovando, ci si può arrivare. Il segreto della meditazione è nella volontà di cambiare. Non si tratta di ritrosia nell’affrontare il nuovo, Non è la paura d’abbandonare terre conosciute per inoltrarsi in un imprevedibile oceano inesplorato. E’ la scelta di adoperarsi per conoscere se stessi, per raggiungere uno stato di relativa non-scelta.
Uno tra i maggiori fraintendimenti cui incorrono spesso i cosiddetti ricercatori spirituali è confondere la meta con il cammino seguito per raggiungerla. La consapevolezza della propria natura più intima, essenziale, non si consegue rimanendo passivi.
Precarietà
La precarietà fisica – l’incertezza economica – esistono da sempre, ma oggi la consapevolezza dell’ignoranza spirituale, seppur camuffata dalla fantasmagorica preponderanza della comunicazione hi-tech, è più viva che mai. La precarietà fisica è nella natura delle cose, nell’impermanenza dei propri vissuti. Ciononostante la coscienza non lo accetta, si ribella, esplora e ricerca un modo per superare l’impasse, anela metodi, vie da seguire, certezze. L’ipocrisia dilaga, a volte è così sfacciata da sembrar persino insolente.
Mi sono appena recato dal mio insegnante di meditazione. Dapprincipio non ho avuto il coraggio di raccontargli nulla, ma forse il mio stato d’animo era palese. Infatti ad un certo punto mi apostrofa vivamente.
«Se cerchi certezze non le troverai mai. Quando l’esistenza sembra sfuggirti di mano, quando la tua meditazione è divenuta viepiù infruttuosa e ti sembra di correre in circolo senza riuscire mai ad afferrare alcunché, tanto meno la benché minima sensazione di benessere, medita sull’impermanenza e ne trarrai beneficio immediato.»
Naturalmente ho seguito subito il suo consiglio. Mi sono reso conto che il vero ostacolo al libero flusso dell’energia era proprio la ricerca spasmodica di un appiglio …
Epilogo
La via della meditazione corrisponde a un cammino verso l’equilibrio ed è un sentiero che andrebbe percorso con molta umiltà. Se lo esplori intellettualmente non farai altro che approfondire i diversi metodi accumulando una cospicua congerie di conoscenze, ma in realtà non ne saprai affatto. Se nutri aspettative, mancherai comunque il traguardo. Se pensi che ci sia un traguardo, non hai capito nulla, perché la meditazione è solo l’ennesimo sogno. Quando ti accorgerai che in realtà non c’è nessuno che medita, forse ne avrai afferrato l’essenza. Se speri in qualche beneficio non dimenticare che si tratta di un gioco.