Quando iniziai la compilazione di queste pagine non pensavo di approfondire l’argomento meditazione più di tanto. Tuttavia, l’interesse che ho riscontrato nei visitatori, sia dalle email ricevute, che per il numero d’iscritti alla newsletter del sito, mi ha convinto a proseguire. Naturalmente, ci tengo a sottolinearlo, questa è un’iniziativa gratuita, animata solo dalla passione per la ricerca.
Cenni su Buddismo e meditazione 1°
La meditazione non ha una una matrice culturale univoca. Trattandosi di una prerogativa naturale comune a tutti gli esseri coscienti non può essere delimitata o confinata in ambiti circoscritti. Tuttavia non si può negare che l’impulso principale alla sua pratica provenga dall’Oriente. In tale contesto, piuttosto eclettico, ma comunque versatile, daremo – almeno per il momento – particolare rilievo all’impulso che la meditazione ha ricevuto dall’interpretazione buddista. Sarà utile, pertanto, puntualizzare a grandi linee alcuni aspetti del buddismo, tenendo presente che la nostra esposizione è solo un’interpretazione finalizzata al superamento dei più banali luoghi comuni, nonché alla conoscenza di alcune, tra le sue, più rilevanti peculiarità.
Diversamente dai cristiani, dai musulmani e dagli ebrei, i buddhisti non presuppongono l’esistenza di un dio creatore separato dal mondo. Essi non sono atei, bensì non-teisti. La realtà ultima è indescrivibile, impersonale. Si potrebbe paragonare ad un oceano. Gli esseri come le sue lievi increspature, le onde. Nascono, emergono dal contesto, acquistano una individualità caratteristica senza tuttavia riuscire a dimenticare la propria origine. Declinano e infine si dissolvono senza per questo dissipare o disperdere idee e modelli che hanno contribuito a creare. L’unica rinuncia inevitabile cui dovranno rassegnarsi sarà quella delle apparenze. Più semplicemente, dovranno ammettere di non essere mai stati separati dall’ambito esistenziale unitario, dal complesso degli elementi aggregati che hanno contribuito, complessivamente, a contraddistinguerli. Quella che viene descritta come coscienza individuale non avrà mai fine, subirà solo una lieve trasformazione, si espanderà in un campo multidimensionale sino a divenire universale.
Il buddismo non è una “religione di salvezza”, nel senso che non ci si affida all’intervento di un artefice esterno, ma si confida nei propri mezzi, possibilità e attitudini. Il buddismo non è una fede e non richiede un credo. E’ religiosità moderna, quasi una scienza della soggettività. La concezione buddista del mondo è, nel suo complesso, animata e sostenuta dall’ottimismo e da uno spirito vivamente positivo. Essa si fonda sulla convinzione che il mondo sia buono e può essere fonte di gioia e di estasi. Il buddismo insegna un metodo razionale per debellare la sofferenza causata dall’inconsapevolezza della propria natura complessiva e dall’incomprensione dei rapporti reciproci. Per apprezzare pienamente la bellezza e la meraviglia della vita bisogna amare il mondo per ciò che è cercando, semmai, di perfezionarne la propria visione.
Per i buddhisti Gesù non è né Dio nella qualità di Figlio, né il Figlio di Dio. Per coloro che hanno studiato a fondo il suo insegnamento, egli è un eminente ed eccezionale bodhisattva, un maestro del risveglio che trasfonde agli umani compassione e ingenera saggezza. Con Dharma s’intende l’insegnamento del Buddha, ma pure la realtà, l’ordine che la regge, ovvero l’ineffabile energia implicita alla dinamica universale. Il Dharma è oggetto di devozione dei buddisti.
Il Buddismo non può essere ridotto ad un’unica religione, non può essere circoscritto. Ciascun Buddismo è una libera interpretazione, una specifica concezione del Dharma propria di alcuni maestri spirituali. Il Buddhismo è quindi l’interpretazione degli uomini dell’insegnamento del Buddha, il Grande Illuminato.
Il Buddha storico, cioè Gautama Siddharta, non parlò mai di Dio, né si ritenne un profeta. Tutto ciò che è conosciuto come la sua dottrina sono soltanto i suoi consigli pratici. Per il Buddha la legge divina scaturisce dal buon senso, da una sana e assennata osservazione delle leggi naturali. Purtroppo anche nel buddismo reale, ovvero il buddismo della gente comune, così come in tanti altri culti, esistono numerose contraddizioni tra gli insegnamenti originari e gli adattamenti culturali alle tradizioni locali che, quasi inevitabilmente, subirono.
Prima di concludere trascrivo la sintesi di una riflessione del mio insegnante di meditazione. Vi prego di rammentare che sono solo congetture. Non si tratta di concetti in cui credere o meno, ma solo di supposizioni da valutare.
Quando si medita bisogna evitare di nutrire aspettative e desideri egoistici. In tale ambito aspettative e desideri egoistici sono solo ostacoli in quanto prefigurano e condizionano in partenza i risultati finali della propria ricerca e provocano tensioni inutili. E se ti dicessi, ancora una volta, che la meditazione è un’inezia? Ciò nondimeno essa è il metodo più rapido per poterlo capire. In realtà non possiamo far null’altro che adoperarci, seguendo tecniche comprovate e senza improvvisare, a produrre le condizioni per rilassarci così profondamente da permetterci di fluire liberamente. In seguito beneficeremo degli esiti dei nostri tentativi. Evitiamo comunque di attribuirgli significati ipotetici. Si tratterà di situazioni profittevoli, è vero, ma del tutto naturali.
– Cenni su Buddismo e meditazione 2°
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