“Una volta una donna anziana chiese al Buddha come potesse meditare. Lui le rispose di stare attenta a ogni movimento che faceva con le mani mentre prendeva l’acqua dal pozzo, sapendo che se l’avesse fatto, presto si sarebbe trovata in quello stato di calma attenta e spaziosa che è la meditazione”. (Sogyal Rinpoche)
Cenni sulle tecniche di meditazione
Mi sembra che a molti sfugga ancora cosa sia la meditazione: è ciò che sei, non quello che fai. Quindi non confondiamola con le eventuali tecniche architettate per favorirla e che nelle prime fasi sembrano, per lo più, metodi distensivi. Siccome i principianti ben difficilmente sono in grado di raggiungere quel particolare tipo di rilassamento in modo lucido e diretto, si ricorre ad un’escamotage, la tecnica.
Le tecniche di meditazione sono artifici per ricondurre l’attenzione a se stessi e al momento presente. La meditazione è un’esperienza di apertura. Quando si medita bisogna rimanere aperti all’esperienza, possibilisti. Senza cioè attendersi che accada necessariamente quanto inconsciamente prefigurato o consciamente vagheggiato, sospirato, invocato, auspicato.
Le tecniche di meditazione dovrebbero essere spiegate solo da coloro che le abbiano sperimentate direttamente. Lo scopo principale, oltre che descrivere il più fedelmente possibile le varie circostanze cui si va, presumibilmente, incontro, è quello di illustrarle con termini adeguati e pertinenti. Espressioni che non solo rendano l’idea delle prospettive concrete, ma che corrispondano agli intendimenti comunicativi. Insistere su tale aspetto è tutt’altro che banale. Le distorsioni interpretative cui si può incorrere sono tantissime.
Perché meditare? Meditazione come ricerca della Verità, o verità sulla meditazione? La Verità è nel presente. Inseguire la Verità equivale a cercare il momento presente. Tuttavia cercare è un’attività. Come tale è rivolta all’esterno e implica vitalità, dinamismo, versatilità. Ma quando la ricerca converge su di un solo obbiettivo, l’istante, si crea una situazione del tutto particolare. Le energie d’attenzione impiegate ordinariamente per interagire con il mondo esterno saranno adoperate per esplorare quello interiore. Tutte le tecniche di meditazione sono accorgimenti per ricondurre la mente dal passato o dal futuro al presente.
Nel momento stesso in cui ci s’impegna o coinvolge nella ricerca di una dimensione spirituale e della verità, essa sfugge e diventa un oggetto mondano. Al contrario, essere qui e ora, presenti al proprio presente, è verità, libertà, nirvana.
Pratiche di consapevolezza
Le tecniche di meditazione sono metodi per eliminare le barriere e aprire le porte alla luce della Verità. Ma quali sono queste barriere? La prima è il pensiero, molteplici livelli di pensieri. Ecco un esempio di possibile fraintendimento.
Quesito ricevuto il 28 settembre 2004
Nome: Salvio
Oggetto: contenuti linguistici
Quesito
Ho letto, il discorso del maestro Buddha sulla pratica della consapevolezza del respiro. Il mio quesito è semplice, quando medito e dirigo l’attenzione sul respiro, devo coscientemente formulare il concetto: “adesso sto espirando”, “adesso sto inspirando”? Non mi è chiaro se la mia attenzione deve essere priva o meno di contenuti linguistici. Non ho ben capito, potreste aiutarmi in merito? Ve ne sarei molto grato.
Risposta
Nessuna formulazione mentale. Approfondiamo brevemente l’argomento. Innanzitutto presta attenzione qualche attimo alla posizione fisica che assumi per la meditazione. Siedi correttamente e spina dorsale ben dritta. Rivolgi l’attenzione alle componenti meccaniche del respiro. Ad esempio l’addome che si solleva o tende, ecc. Non ti descrivo nei dettagli il processo perché dovresti scoprirlo da te. Se mi dilungassi tu non faresti altro che seguire le mie illustrazioni perdendo quella curiosità minima che ti consentirebbe di rimanere interessato e ben sveglio. Tuttavia rammenta che non v’è nulla da afferrare, modificare, indirizzare. Si tratta solo di comprendere quanto accade spontaneamente.
Successivamente, con il tempo, giorni, settimane, mesi, dovresti procedere dall’attenzione alla componente fisica del flusso del respiro verso la percezione del respiro in sé. Quindi non più la sensazione tangibile del flusso dell’aria, della sua freschezza, della vitalità che ti trasmette rigenerandoti e contribuendo a rasserenarti, ma di una qualità dell’aria medesima che riuscirai ad individuare autonomamente non appena la tua meditazione diverrà pure serenità, calma, limpidezza, trasparenza, chiarezza.
Di che si tratta? Ancora una volta, se te lo dicessi non ti sarei di alcun aiuto. D’altra parte, nei libri c’è già molto più di quanto non ti abbia esposto così rapidamente. Due sole raccomandazioni. Esegui questi esercizi solo ed esclusivamente se ne trai benefici concreti. Altrimenti tralasciali perché non è detto che siano indispensabili. La meditazione è innanzitutto vita, presenza di spirito, consapevolezza e non tecnica. Dedica almeno lo stesso lasso di tempo impiegato per l’esercizio di meditazione a svolgere una consona e adeguata attività fisica.
Prima di concludere, un’ulteriore breve precisazione. La descrizione appena riportata non è l’illustrazione di una specifica tecnica quanto il tentativo di chiarire la differenza sostanziale tra il pensare ad una determinata circostanza e il viverla. Un conto sarebbe, ad esempio, immaginare o prefigurarsi una nuova promettente splendida alba, ben altro, invece, ritrovarcisi dentro. Le tecniche di meditazione sono espedienti concreti che vanno vissuti e non pensati.
Tra mente e corpo
Non è bene distinguere tra mente e corpo. In realtà esiste solo l’entità mente-corpo. Una unità organica. Con la meditazione si tenta di essere più attenti e quindi più consapevoli, sia verso se stessi che nei confronti degli altri. La differenza tra un essere umano, un animale, un vegetale, una roccia, è solo una questione di maggiore o minore consapevolezza. Per quanto riguarda la pratica vera e propria si può scegliere. C’è chi ritiene inutile assumere una determinata postura o impegnarsi in un certo esercizio, ma così, a mio avviso, tutto diventa più difficile. E c’è, invece, chi adotta una tecnica.
Dal pensiero al silenzio
In effetti chi si dedica alla pratica di una tecnica non smette mai di pensare, è ovvio. Anche le sensazioni di pace interiore, silenzio, che s’incontrano durante la meditazione, sono forme di pensiero. Per quanto lo specchio della mente si possa ripulire da ogni singolo granello di polvere in modo che sia nitido e terso e rifletta i suoi oggetti senza esserne scalfito o condizionato, sperimentando calma e serenità, si tratterà pur sempre di una normale attività percettiva. Tuttavia è possibile sospendere analisi, etichettatura o interpretazione di ogni singolo dettaglio. Durante l’esercizio specifico di meditazione i pensieri si diradano con una certa gradualità. Colui che medita abitualmente riesce a percepire una sintesi delle circostanze generali e a rispondervi secondo vera necessità e non in modo superfluo. Quel senso di compartecipazione distaccata che prima o poi sopraggiunge non è solo comprensione di ciò che è, ovvero accettazione passiva, ricettività, quanto vera efficienza. Si abbandona il superfluo per l’essenziale. Tutto qui.
Effetti della meditazione
Il meditante esperto si lascia coinvolgere sempre meno sia dai propri che dagli altrui pensieri. Non s’identifica più come prima. Non subisce passivamente. Tuttavia il fatto di non identificarsi non significa che rimarrà freddo e insensibile, tutt’altro. Non si ritroverà vittima della propria o altrui volubilità. Il rancore, l’odio, tutte le emozioni cosiddette negative non lo scalfiranno nemmeno. Ovviamente le percepirà, ma in lontananza. Come se non lo riguardassero davvero. La possessività, gli attaccamenti, le passioni amorose, si trasformeranno in condivisione, senso d’interdipendenza, gioia ed amorevolezza. D’altra parte l’ego si defila, le paure inconsce svaniscono e con esse il mero bisogno di false certezze, impossibili sicurezze. Certo, l’amore ci sarà sempre. E sarà mille volte più vivido perché il meditatore esperto diventa finalmente capace di condividere se stesso senza più alcun timore di poter essere sopraffatto, sia da persone amiche che da circostanze impreviste.
Epilogo
Ho dissertato un po’ sulle tecniche come stratagemmi che possono o meno adattarsi a diversi tipi di persone. Ciascuno troverà quella più confacente, che risponda ai propri bisogni del momento. Un grave errore sarebbe invece credere che le tecniche siano valori assoluti di riferimento. Come concludere senza un suggerimento generico che sia valido per quasi tutti gli approcci meditativi, cioè per la maggior parte delle tecniche?
In questo momento non so proprio ciò che accadrà tra un attimo, figuriamoci più in là. In questo momento vivo istante per istante. Usufruisco, ma non m’identifico. Ora non mi serve programmare, mi basta essere attento …
Spero di essere stato abbastanza chiaro. Talvolta adopero delle metafore, oppure tento di servirmi del linguaggio per indurre una comprensione altrimenti impossibile. L’articolo non è ancora terminato, leggerete il prosieguo non appena possibile e successivamente descriveremo alcune tra le tecniche di meditazione più interessanti. D’altra parte questo web è tutto vostro. In amicizia.
Più medito e più mi rendo conto che la meditazione non si fa, piuttosto la meditazione e’ essere ….essere in meditazione ….
‘Sono in meditazione’
‘Non faccio meditazione’
GRAZIE per questo meraviglioso sito e l serietà con cui viene gestito
Un caro saluto
Olga Macaluso