Un breve excursus orientativo tra le molteplici opportunità per diversificare il proprio training che le pratiche meditative offrono.
Siedi (postura)
Se non sei impedito da problemi fisici tipo mal di schiena o qualsiasi altro vero motivo è mille volte preferibile, per ragioni che non sto qui ad elencarti, meditare in posizione seduta. Cuscino, sgabello, come preferisci, ma solo e sempre con la spina dorsale dritta, forse un po’ arcuata all’indietro, comunque in posizione anatomicamente corretta.
La posizione seduta, come dicevo prima, è importante, ma non soffermarti più di tanto sulle sensazioni. Osservale e procedi oltre senza tensioni o sforzi eccessivi, con naturalezza. Tra le tante spiegazioni pensa che equilibrando la postura sarai più efficiente e misurato anche nella vita quotidiana. Tanto per avere uno schema di riferimento considera che serve sempre più pazienza. Anche se ora non comprendi appieno, cerca di essere gentile, rispettoso e riguardoso con te stesso come con tutte le creature viventi.
Osserva (la mente)
La visione meditativa profonda è inevitabilmente correlata all’osservazione della realtà, sia quella più intima e recondita che l’oggettività estrinseca. Non c’è spazio per la fantasia, noi funzioniamo in un modo ben preciso. La consapevolezza è una ed è la stessa che osserva i pensieri. Quando i pensieri non sono abbastanza evidenti la mente sembra quiescente, inattiva. Che cercare, cosa scoprire? Quella pura sensazione di essere. Ciò che ti permette, appunto, di osservare il prodotto del tuo stesso intelletto, ma senza la necessità di seguirne i volteggi, i mutamenti improvvisi, i bizantini meandri, come le contraddittorie tortuosità emotive.
Allorché le onde pensiero si manifestano lasciale fluire, vedrai che pian piano si calmano e troverai dei momenti di silenzio. Il tuo sé cogitabondo deflette, rinuncia, si allontana. Oppure rivela la sua natura più esclusiva e profonda, il vuoto, che costituisce la somma di tutta la tua vitalità. Ovviamente l’energia non è unicamente pensiero, non concentrarti solo sull’essenza, mantieni i sensi ben aperti. Presto riuscirai a muoverti con maggior sicurezza. Rumori, sapori, suoni, giudizi, convincimenti, teorie, conclusioni, concetti, ricordi, opinioni, dottrine, progetti, inquietudini, angosce … tutto scorre …. ma quel pacifico centro rimane sempre immobile.
Ascolta (il suono di un gong)
Ascolta il suono di un gong. Prestagli viva attenzione. Dapprima percepisci l’effetto acustico come un fenomeno esterno dal quale ti senti ovviamente separato. La meditazione inizia quando “diventi” la vibrazione che produce la nota. Oppure quando ne rilevi l’assenza. Ascolta sin dal principio con una buona dose di perseverante attenzione finché la nota si attutisce gradualmente per divenire sempre più fievole. Ma tu continua a seguirla sino alla sua estinzione, ovvero fin quando l’orecchio non riesce più a percepirla. Quando la nota diventa fievole c’è bisogno di un’attenzione e di una presenza di spirito sempre più pervicace. Il silenzio finale non sarà più vera assenza o distacco, bensì prossimità spirituale, vicinanza a se stessi.
Visualizza (la luce)
La meditazione che consiste nell’immaginare la luce è un’antica tecnica indiana. Tu puoi immaginare un tavolo, una sedia, che sono concreti, ma la luce è di fatto impossibile in quanto noi la vediamo sempre di riflesso. Cioè vediamo gli oggetti che tange o da cui emana. Nel vuoto è impossibile vedere la luce, infatti lo spazio cosmico è nero. Quindi rappresentarsi mentalmente la luce si chiama immaginazione negativa in quanto ti conduce piano piano a smettere d’immaginare. Invece, se poi la vedi davvero, allora si tratta di una luce interiore, veramente positiva e che ti aiuta a rilassarti, a star meglio con se stessi come con gli altri, a provar compassione. E’ una luce che rigenera.
Cammina (meditazione camminata)
Vi sarebbe un’altra alternativa che personalmente trovo utilissima. E’ la cosiddetta meditazione camminata. Si tratta di una passeggiata all’aperto, consapevoli sia di se stessi che del contesto, ma comunque distensiva. Se si pratica tutti i giorni per un’oretta almeno, tempo meteorologico o eventuale smog permettendo, dopo qualche mese ci sentiremo più integri, completi e adeguati. Riscontreremo più ordine e percepiremo soddisfazione anche dalle piccole cose. E’ importante che la camminata non sia finalizzata per recarsi in un luogo. Dovrebbe essere una semplicissima passeggiata consapevole fine a se stessa. Quindi a noi la scelta se rimanere immobili, camminare, fare ambedue le cose o non praticare nulla e preferire la spontaneità.
Epilogo
Spero che per oggi ne abbiate abbastanza. Dato il contesto mi sono limitato all’essenziale. Ma prima di accomiatarmi vorrei proporvi un’ultima considerazione riguardo i risvolti concreti di queste pratiche.
Non bisogna confondere la presenza di spirito, che potrebbe per l’appunto discendere da talune di queste “meditazioni”, con l’assenza di obbiettivi. Il fatto di essere qui e ora, presenti al proprio presente, nuovi nel nuovo istante, non implica che ciascuno non abbia già programmato i suoi, pur piccoli e modesti traguardi in anticipo. Essere qui e ora, aperti, ricettivi, non significa vivere come ebeti, altrimenti non ci sarebbe nessuna differenza tra noi ed un sasso.