Sottotitolo: dietro la facciata. Santa meditazione! Che significa? La meditazione non è affatto santa, ma al tempo stesso ti gioca uno scherzo terribile. Tu scruti e perscruti, osservi il respiro e ti rendi conto di come funzionino certi meccanismi automatici della mente; poi osservi la mente, individui i singoli pensieri, che sono pure sentimenti, li circoscrivi, li isoli e il loro flusso via via rallenta, ti calmi; quindi cominci a vedere te stesso così come sei realmente al di là dell’alone dorato, della corazza magnetica dell’ego che ti fa credere, ossia aver fede, persino nella meditazione.
In coscienza
Ciao, sei davvero interessato alla meditazione? Il mio suggerimento, primo, ricerca sempre l’equilibrio. Il resto verrà da sé. Beh, ma che significa ricercare l’equilibrio? Non si tratta, ovviamente, di una dimostrazione atletica. Comincia dalle piccole cose, sii sobrio e ponderato. Se le tue energie sovrabbondano impegnati in uno sport agonistico, ma per il resto segui la via di mezzo. Sia gli abusi che l’eccessiva rinuncia sono altrettanto nocivi.
Poi, quando ti senti di meditare siedi. Osserva, dov’è che ti trovi? Qui è la coscienza. Sii cosciente d’esser cosciente e persevera per un lasso di tempo soggettivo. Il segreto dell’equilibrio. Se sei metodico, rispettoso dei tuoi ritmi, anche la tua coscienza sarà centrata. Per l’esattezza, sarà centrata su tutto ciò su cui si sofferma. Allorché la pratica meditativa ti condurrà sino al punto di diventare consapevole – della tua coscienza medesima – sarai centrato nella fonte del supremo benessere (è solo un modo di dire). Cos’è la meditazione? La meditazione è equilibrio senza equilibrista. Che significa? Risolvi questo enigma e ne conoscerai l’essenza.
Meditazione in itinere
Il tintinnio delle campanelline virtuali segna l’inizio di una meditazione che ti condurrà laddove persino la mente stessa non ha mai osato immaginare d’inoltrarsi. Il reame di pertinenza per questa nuova esplorazione non è quello della coscienza animale. Mentre il tuo istinto percorre e ripercorre atavici sentieri battuti e ribattuti pressoché all’infinito, l’impulso della mente che si rilassa sublima le necessità contingenti per proiettarti nell’universo della vibrazione cosmica, lo spirito.
Bene, forse hai letto, ma non ci trovi nulla. Già, ma è proprio questo l’esercizio odierno. Un insieme di parole, direi abbastanza pertinenti, che compongono una serie di periodi, senz’altro significativi, ma che non ti prescrivono, cioè non ti suggeriscono alcunché, non ti conducono da nessuna parte, non servono a nulla. Pensieri che, finalmente, cadono a iosa come grappoli maturi. Sennonché la tua mente si ferma, e … meditazione in itinere.
Essere … in meditazione
E’ un gioco di parole. Da una parte c’è l’essere. Per la precisione, se stessi! Già, e cosa potremmo essere se non noi stessi? Certo, spesso e volentieri ciascuno s’identifica con il ruolo prevalente che ricopre, di volta in volta, nella società. Ma il background più intimo, il sostrato interiore in cui affondano le proprie radici è, comunque, l’essere.
Ora, in questa sede, non voglio filosofeggiare richiamando, ad esempio, il concetto che il centro dell’essere è – a sua volta – il vuoto, il non essere. Ti rammento, a tal proposito, il classico esempio del vaso che – per svolgere la sua funzione – dev’essere cavo. Concetto su cui si basano diversi esercizi di meditazione. Ovverosia, la radice del pensiero – da cui trae origine, forza e vigore – è il silenzio, il non-pensiero.
Ed ecco il punto cui volevo giungere. E’ un metodo desunto, tal quale, dalle tradizioni del Raja Yoga. Se vuoi meditare, siedi, randella – metaforicamente – ogni singolo pensiero; il che significa che puoi benissimo trattarlo come un oggetto, prenderne atto, ignorarlo e sorridergli. Quindi randella l’idea medesima di randellare ogni pensiero. A questo punto non potrai identificarti consciamente con nulla – se non con te stesso, il tuo sé più intimo, che tuttavia non ti appartiene, ma è identico a quello tutti gli altri esseri senzienti – e sarai la quiete, la calma, il silenzio più benefico che tu abbia mai conosciuto. Essere è già, di per sé, meditazione.
Epilogo
La gente vuole sognare, ma il risultato della meditazione è, al contrario, un primo passo verso il risveglio della coscienza. La gente vuole sperare, ma l’effetto della meditazione è l’abbandono dell’idea anti-religiosa quanto mefitica che qualche ipotetico demiurgo possa soccorrerti senza la tua puntuale e attenta partecipazione. La gente vuol sentirsi libera, ma la meditazione ti rende così consapevole che non potrai esimerti dall’adoperarti compassionevolmente. Ma cosa sia davvero la compassione lo ri-scopriremo senz’altro più in là.