Al cuore della meditazione buddista ci sono concentrazione ed esplorazione. Quando in meditazione si coltivano queste due qualità, si sviluppa la capacità di esser chiari e quieti e di offrire comprensione e amore. (Martine Batchelor, Meditazione per la vita)
In un percorso di meditazione le premesse teoriche sono problematiche e non esistono soste intermedie per verificare i propri progressi.
Progressi
A questo punto entriamo nel vivo e descriviamo in dettaglio alcuni suggerimenti in merito alla prima tecnica di meditazione proposta: Anapana-Sati-Yoga.
Le mie conoscenze non sono piovute dal cielo. Ebbi la fortuna di incontrare un maestro. Preferirei chiamarlo insegnante. Egli non impartiva alcun tipo d’iniziazione. Mi chiese, semplicemente, di considerarlo un amico.
Lo rividi poche volte. I colloqui furono piuttosto brevi. Tuttavia gli scrissi in merito a problemi e difficoltà concrete e riuscii, ne sono tutt’ora meravigliato, a ricevere risposte adeguate.
Ora riporterò l’essenza di alcuni suoi consigli. Ovviamente non quelli personali, ma indicazioni di carattere generale.
“Da parte mia ti suggerisco di limitarti, per il momento, alla tecnica Anapana-Sati-Yoga (la consapevolezza rilassata del flusso spontaneo e naturale del respiro). Non sottovalutare la sua apparente semplicità. Praticala, come minimo, una volta al giorno e per periodi di tempo gradualmente più lunghi. Sii costante. Persevera, ma solo in quei frangenti di applicazione. Poi dimenticala e vivi la tua vita in modo assolutamente normale, senza attenderti nulla di speciale. Proprio questo è il segreto. Ti assicuro che c’è ben poco d’aggiungere. E quando, pur continuando la pratica, te ne sarai convinto e persino dimenticato, … , quando sarai finanche sopraffatto dai dubbi sulla sua reale utilità, cosa accadrà? Non te lo dico, dovrai scoprirlo da solo, altrimenti che gusto ci sarebbe?
Siccome affermi o credi di avere un poco di esperienza ti rivelo un altro piccolo segreto: protrai il periodo di attenzione rilassata al di là della eventuale fase di noia che sopraggiunge dopo alcuni minuti, o circa. Perché questo, naturalmente, è un fenomeno soggettivo.”
Ora come allora, quando rileggo le sue missive, non mi par vero di riuscire a rammentare la sua voce cortese e profonda che di tanto in tanto ripeteva: “Se lo desideri veramente … “.
Ho impiegato anni ed anni per analizzare, capire o vivere e cercare di realizzare alterni desideri. Tralasciando la chiave di volta dell’avvertimento: quell’oscuro ed incomprensibile “veramente”.
I moventi reali dei nostri pur limpidi comportamenti non sono sempre e necessariamente di facile e immediata comprensione. Non sto dicendo che è indispensabile analizzarli per farli emergere alla superficie cosciente, alla mercé dell’attenzione. Ma solo che bisogna essere pienamente consapevoli di un fatto essenziale. Fintantoché il padrone di casa sarà impegnato ed assente, gli ospiti faranno quel che gli pare, e i ladri man bassa. Ciascuno pretenderà di impartire ordini e direttive. E il caos regnerà nella nostra vita.
Il padrone di casa siamo noi stessi, super-indaffarati, immersi in un lavoro – quando c’è – che non finisce mai e in una routine che sembra fatta apposta per dimenticare, sommersi da una marea di preconcetti, necessità presunte e poco pratiche, ideali vetusti, insulsi o anacronistici.
Gli ospiti sono pensieri ed emozioni conflittuali che generano personalità multiple le quali tentano di affermarsi come uniche e predominanti.
Ma la ricomparsa del padrone di casa, o se preferite, il suo ritorno, produrranno in breve tempo un ordine spontaneo, naturale. In realtà egli non dovrà far nulla di speciale se non ristabilire la sua presenza, esserci.