26 – Cos’è l’ego, cosa implica rinunciarvi?
L’ego è un’identità concettuale, un sé illusorio. L’ego è una personalità relativa basata, essenzialmente, su identificazioni soggettive con ciò che si ritiene di possedere: il corpo così come percepito dai sensi, nazionalità, razza, religione, professione, idee, pensieri.
Superare il senso dell’io significa che sei “padrone” della mente, che la mente – un prezioso strumento per vivere – è al tuo servizio, che sei realista, concreto, radicato ed integrato nel mondo, ma al tempo stesso “oltre”. Proprio come si suol dire: essere nel mondo ma non del mondo.
Disidentificarsi dai propri pensieri equivale a spostare la propria identità dal contenuto della mente alla consapevolezza che c’è dietro. Gli effetti saranno gioia e pace interiore.
«L’ego è la coscienza identificata. Quando la coscienza impersonale s’identifica con l’organismo personale, nasce l’ego.» (Ramesh Balsekar)
«Non esiste alcun ego separato dai propri processi mentali ed emozioni ad esse relative». (Eckhart Tolle)
Riporto un’abile osservazione. “È importante ricordare sempre che il principio di “non-io” non significa che in principio c’era un “io” e in seguito il praticante (buddhista) lo ha eliminato. Al contrario, significa che non c’è mai stato alcun “io” fin dall’inizio. Comprendere ciò significa appunto realizzare il non-io. (Sogyal Rinpoche)
Ora aggiungo un commento. Per comprendere meglio l’osservazione precedente bisogna tener presente che quando la mente si arresta non rimane alcun sé, i limiti dell’ego sono trascesi, si diventa puro spazio, non contaminato da nulla. E in effetti è impossibile rinunciare a qualcosa che non esiste.
Tuttavia attenzione, l’io è si entità fittizia, ma nel contempo pure indispensabile funzione accessoria. Rinuncia all’ego, che è il sentimento di separazione dell’io, non significa assenza di un io funzionale, (altrimenti sarebbe psicosi, non saggezza); equivale invece a non essere esclusivamente identificati con una personalità immaginaria, simulata, riflessa, e con i suoi desideri volubili, capricciosi. L’io funzionale è la risposta appropriata che la situazione richiede nel momento presente. Proprio per questo il carattere dei maestri spirituali svetta ed emerge. Perché non deve più sottostare ai condizionamenti limitanti. Se l’ego di tali maestri si è dissolto, il loro io funzionale non si lascia influenzare da nulla, spicca in autonomia e indipendenza. Taluni Yogi definiscono tali accadimenti come una vittoria sulle pulsioni inconsce, il proprio piccolo sé. I maestri tantrici trascendono pure quei condizionamenti che impediscono loro titolarità, padronanza, self control ed univocità d’intenti (maestria), ma senza negare nulla, solo dopo averli esperiti pienamente e averne quindi compreso l’intrinseca mutabilità. Il punto in comune tra tutti gli approcci rimane, comunque, la consapevolezza del proprio vissuto, l’auto-consapevolezza, la sola che conduca a una visione e percezione unitaria.