ESP è la sigla per indicare la percezione extra-sensoriale. Apparentemente la domanda a cui dovremmo rispondere in questa pagina sembrerebbe: esiste una modalità di percezione alternativa a quella usuale?
Numerosi studiosi si sono cimentati per decenni nel tentativo di comprendere come mai il rendimento di determinati soggetti non rispettasse le medie statistiche degli esperimenti condotti in laboratorio.
Per spiegare le prestazioni di questi individui singolari, denominati genericamente “medium”, sono state formulate numerosissime e straordinarie ipotesi. Da parte nostra esamineremo sinteticamente la sensitività in rapporto allo stato meditativo.
La caratteristica saliente di tutti coloro che meditano regolarmente è la conquista dell’attitudine ad acquisire progressivamente una rilevante padronanza nei confronti delle funzioni involontarie del proprio corpo fisico.
Consideriamo l’attenzione sulla respirazione, che d’altra parte privilegiamo come punto di partenza per qualunque training meditativo. Ebbene l’osservazione continua del flusso del respiro ne modifica il ritmo sino ad una sua relativa quiescenza.
L’energia che prima sosteneva la vista, il tatto, l’udito, l’olfatto e persino il gusto, nonché la respirazione medesima, diviene così disponibile ad essere impiegata per un nuovo tipo di percezione.
Virtualmente è vero pure il contrario. Siccome i sensi di un soggetto che raggiunge uno stato supercosciente non sono più in grado di esercitare le proprie funzioni – sono rivolti all’interno verso la propria interiorità – entra in gioco, secondo l’antica tradizione orientale dello Yoga, un supersenso, il “centro di comando” che coordina tutte le attività mentali e sensoriali, il cosiddetto “terzo occhio”.
A questo punto non siamo più nel campo della scienza oggettiva, ma della ricerca spirituale (soggettiva).
Autorevoli Yogi affermano che tramite il terzo occhio è possibile divenire consapevoli della coesistenza, forse anche parallela, di una dimensione in cui la massa fisica non ha più i consueti attributi, in cui apparentemente manca il tempo e che complessivamente sembra incoerente. La dimensione dell’eterno presente, il contesto divino.
Una dimensione che in realtà, non è necessariamente “altro” da quella in cui ci troviamo ora. Nella quale la massa fisica non si è dissolta o volatilizzata, ma è sempre presente ed interagisce o viene percepita come pura energia. In ultima analisi ci si troverà alla presenza di un nuovo fenomeno solo perché il percipiente che ivi si avventurasse non disporrebbe più degli usuali “organi d’informazione”, i cinque sensi ordinari.
La risposta alla domanda iniziale: non esiste alcuna modalità di percezione alternativa perché la percezione extrasensoriale è solo complementare a quella usuale. Essa viene definita anche “intuizione”. Sarebbe altrettanto interessante chiamarla “conoscenza sintetica”.
Ma allora, come comportarsi quando una maggiore consapevolezza della nostra natura essenziale, sollecitata dall’esperienza acquisita nella meditazione, influirà gradualmente sulle nostre modalità percettive?
Per motivi di praticità sarà utile considerare l’anima come un sesto senso.
Anche l’argomento “percezione extrasensoriale” sarà sviluppato ulteriormente e gradualmente.