“Maestro, perché la meditazione sembra così difficile?”, chiese il nobile virgulto, ossia la nostra cara amica di sempre rana zen all’insignificante, ma non per questo meno prezioso, precettore di cui si vantava a ogni piè sospinto di esserne discepola.
Il maestro, come d’abitudine, l’ignorò del tutto proseguendo silente nella passeggiata mattutina, una vera e propria meditazione camminata. Ebbene, dove credete che fossero? Tra i viali di uno splendido giardino zen? Nei pressi del Tempio? Nello slargo antistante la statua del Buddha storico? Macchè, erano su un marciapiede così affollato che per procedere innanzi bisognava affrontare una sorta di slalom. Tuttavia il maestro sembrava così assorto – concentrato sull’essenza del suo spirito – da ignorare il contesto e, nel contempo, sorridere felice.
“Che accidenti pensa?”, sì chiese la rana indispettita. Ma subito dopo si rammaricò del rancore riproponendosi di chiedere lumi.
“Chiarezza, mi serve chiarezza. No, è meglio dire consapevolezza. No, devo essere sempre più presente e senza svolazzare come una mezza farfalla”, ribadì a se stessa la strana discepola di un maestro che in realtà nemmeno c’era.
“No”, esclamò il monaco che sembrava le avesse letto dentro. “Fai come me, comincia col contare i passi”.