La rana s’introdusse di soppiatto nel Tempio. Era la festa del “Senza-Nome”, la pietra grezza che, secondo la tradizione locale, racchiude in sé il Buddha che siamo già e che sarebbe emerso se solo fossimo riusciti a… A rintracciarlo? A esserne consapevoli? A contemplare il “Sacro-Nulla”, ossia il muro bianco della coscienza immacolata?
– “Che dico? Mi sono spinta troppo”, rifletté. “No, non ho segreti, ma nemmeno insegnamenti. E’ così, prendere o lasciare. Ma cosa si debba prendere, se non lasciare, non l’ho mai capito.”
Una volta dentro ed eluso la sorveglianza che altrimenti le avrebbe appioppato qualche ingrato compito, si recò nel suo angolo di meditazione.
La rana zen cominciò, dunque, a meditare. Il suo caro maestro, il Venerabile vegliardo che aveva dedicato la vita alla cura del “Tempio-Invisibile” era già lì a presenziare in silenzio. La sua sola figura tranquillizzava chiunque. Influenzava? Illudeva? No di certo! Stava lì, seduto di sghimbescio sulla balaustra in pietra che delimitava l’ipotetico ambiente. Da quel piccolo uomo, che con rapido sguardo abbracciava l’insieme, emanava tutto ciò che in effetti ti attendevi da lui. E la rana cercava…
– “Che cerco?”, sì disse la rana. “Accidenti al giorno in cui ho intrapreso questa via.”
Sennonché le sovvenne subito l’ultima trovata del suo abile precettore. La vita è cercare, sempre, dovunque, comunque. Cosa? La meditazione! Si, ma uno degli aspetti più salienti della meditazione – accetti ciò che accade; se accade il respiro, accetti il respiro; e, se accade la vita accetti la vita – è smettere di cercare. E l’angolo della meditazione è il luogo per eccellenza dove, sìffatto miracolo, può verificarsi.
Grazie maestro ….