Cambiare o non cambiare? E come farlo? Credi, forse, che dovresti rivoltare il tuo mondo come un calzino? No, è sufficiente ritagliarsi una tregua, sedere o distendersi, chiudere gli occhi e accettarsi. Offrire, dunque, un benvenuto a tutto ciò che accade: il respiro, i rumori, un pensiero… “ciò che è”; sino all’intimo più profondo, il nucleo, il centro, un senza-nome che non è vuoto, né pieno. Accetta te stesso così come sei e i cambiamenti – per ciò che ti riguarda davvero senz’altro il meglio – seguiranno da sé. Sta solo attento a non addormentarti. Poi riprendi le attività di sempre. Ora la poesia da cui ho preso spunto per questa breve introduzione.
Un Buddha camuffato
Ma sì, ma dai che piovono
poesie, strane chimere
al punto che t’illudi
persino di cambiare
il turbine, la giostra
o di mutare in meglio,
in uno strano eroe
dai chiaroscuri eterni.
Se invece la tua indole
è un po’ compassionevole
vorresti condividere
con chi ti viene a tiro.
E se, volesse il caso,
che fossi già pacifico?
Rimedieresti solo
inique vessazioni.
Mi sa che sei confuso,
mi tocca interferire!
Non è che io sia un saggio
o un Buddha camuffato,
semmai l’Ulisse anonimo
dell’ultimo millennio.
Se intendi proseguire
sul bel tappeto erboso
che induce a meditare
finanche i più distratti
comincia lesto e rapido
con l’accettar te stesso!