Il chiacchiericcio della mente – che tenta di eludere in tal modo il “salto nel buio” cui conduce inizialmente la meditazione – è pressoché continuo. La psiche, pur di non fermarsi mai e procrastinare ad libitum se stessa, la congerie delle proprie incredibili e bizzarre identificazioni, ricorre agli stratagemmi più assurdi. Perfino quello di scrivere versi.
Inesauribile
Il tran tran della tua mente è inesauribile.
Tu ne reclami il placido riposo,
ma ella ribadisce strepitando
con il più assurdo e incongruo tramestio.
Tu ne ignori le avances recalcitranti
a impelagarti in impegni quasi assurdi,
in diatribe senza né capo né coda,
in controversie interiori senza fine.
Poi – però – ti coinvolgi ancora
con chi ti danza intorno a intermittenza
dimenticando il centro – ch’è già tuo – più intimo,
quello dell’equilibrio che ti dà la calma
per meditare su ciò che incede lento,
per poi lasciare indietro l’antico sciabordio
dei pochi versi innocui che innocenti
ti danno quella tregua che il tuo umore anela,
in fondo o in superficie,
è indifferente.