Precisiamolo subito. Perché ho scritto “meditare sul concetto di Dio” e non “Meditare su Dio”? E’ semplice! L’articolo non parte da presupposti emotivi o teologici, né tantoméno vuole dimostrare alcunché.
Il concetto di Dio rappresenta l’unità per antonomasia, quella che ciascun meditante dovrà prima o poi esperire. Ovviamente dopo aver meditato sul concetto di Dio sia le proprie credenze che l’eventuale fede che ne discende risulteranno più chiare, più nitide, rafforzate. Quindi questi appunti sono rivolti a tutti, tanto a coloro che presuppongono l’idea di un Dio Padre, ma senza comunque averlo affatto intuito o – anche se in minima parte – realizzato … averne afferrato l’essenza, perché altrimenti non vivrebbero, di fatto, come belve scettiche pronte a sbranarsi per un nonnulla, senza condividere, senza reciprocità, ammantati da una patina di superficiale moralismo che l’illude di essere buoni e giusti; dicevo, l’articolo è rivolto tanto ai cosiddetti credenti, che ai ricercatori che rifuggono inizialmente da qualunque antropomorfismo preferendo riferirsi all’inequivocabile concetto di “unità”. Ma veniamo al dunque. Concentrarsi sull’Uno è una delle pratiche meditative più diffuse.
Metti da parte tutto ciò che sei o credi di sapere e taci o crea, immediatamente, silenzio. Entra dunque nel vestibolo dell’interiorità che per taluni rappresenta l’accesso più spontaneo alla super-coscienza. Ora osserva la natura dello stato d’animo che si accompagna alla quiete. Quindi pazienta, perché l’Uno non lo agguanti, non lo estorci, non lo deduci. Tutto ciò che è essenziale si rivela sempre da sé. Sorge come una sorpresa, uno splendido e incommensurabile chiarore.
Quando nella meditazione svanisce anche il concetto di Dio, e la mente è limpida come un puro cristallo… solo allora sorge il divino, oltre i pensieri è la Sua Luce.