Se vuoi che la meditazione faccia davvero i suoi effetti, ossia riequilibri il tuo approccio esistenziale e migliori, se non esalti, il tuo benessere complessivo, dovrà divenire una pratica costante. Così come la vita di chi prega con gran fervore diventa tutta una preghiera, quella di chi medita con una certa perseveranza si trasforma, via via, in un gioco a rimpiattino col destino. Mentre quegli, il caso, ti riserva l’ennesima inopinata sorpresa, ne osservi i pur splendidi giochi e lasci che la periferia dell’essere s’intrattenga o, all’opposto, si affligga come crede.
Mentre il mondo ti scivola intorno e i panorami si avvicendano senza sosta, mentre il Dio dell’eterno ritorno danza l’ennesima istanza di vita, tu rimani indefessamente centrato. A quel punto qualsivoglia sforzo sarà solo ridicolo. Colui che s’impegna, che s’ingegna, che lotta e gioisce, che soffre e poi esulta è un puntino che ruota lontano. La consapevolezza che il tuo centro e quello dell’universo più impersonale coincidono diventa un’indissolubile prassi di vita. Sicché persino la più sferzante delle grandini assumerà il sentore di fiocchi di neve e il gelo più pungente si trasmuterà in un limpido e amorevole sorriso. Se vuoi che la meditazione sia la breccia del risveglio delle tue risorse più profonde e sopite, medita con costanza.