Meditare in solitudine, ossia meditare da soli senza partecipare a nulla che non sia il proprio silenzio. Meditare senza obiettivi. In questo esercizio persino l’attenzione deliberata verso un determinato oggetto, quindi la concentrazione, è superflua. I preliminari sono pressappoco gli stessi di altri approcci ben più noti.
Siedi, assumi cioè una posizione consona. Chiudi o socchiudi gli occhi, ma senza focalizzare lo sguardo su nulla di particolare. Rinuncia a pensare, a riflettere, a immaginare. Se ti sovviene il respiro osservalo, ma nell’insieme. Evita, cioè, di esaminarne i dettagli. Lascia la mente libera di seguire il suo ritmo. Ora non sei né il centro, né la periferia. L’essere, che ti appariva frammentato, ti sembrerà più reale, più concreto, persino unico. Naturalmente, anche per realizzare questo tipo di approccio meditativo, è indispensabile, per lo meno dapprincipio, una buona dose di volontà. Il tuo atteggiamento non dev’essere quello del rinunciatario, ma di colui che si astiene, seppur per i brevi frangenti dell’esercizio, dall’intraprendere qualunque iniziativa. La vita scorre, ma tu permani immobile a osservare lo splendido flusso di questa straordinaria corrente chiamata vita. Dopo un congruo lasso di tempo, oppure, dopo un determinato numero di sessioni, comincerai a sentirti, via via, più fresco, rigenerato.
Rammenta, non devi scoprire o conquistare nulla, non sei alla ricerca del Santo Graal; non v’é nulla al mondo che possa davvero aiutarti, alcun sentimento, nessuno sforzo se non la calma e la tranquillità di spirito che ti conquisteranno e senza batter ciglio. Siedi e astieniti per una o due volte al giorno e comunque per brevi periodi. I tuoi ritmi rallenteranno da soli e vedrai che in effetti non eri tu a muoverti, ossia ad agitarti, ma l’insieme dei tuoi pensieri anarchici che forse per errore definiamo mente. Ora tutte quelle benedette e semi-utopiche formule, quali l’adesso, il qui e ora, l’attimo fuggente, assumeranno finalmente un significato concreto. Il tuo cielo interiore si schiude e tu ritrovi come per incanto la via che credevi d’aver perso, l’obbiettivo che avevi solo immaginato e cioè un senso d’integrazione con l’insieme così vivido che la misera vita isolata sin qui condotta non ti apparirà, oramai, che un mero brutto sogno.
Suggerimenti pratici
Non ostentare mai ciò che stai facendo. In effetti ti stai solo rilassando. Prodigati, nei limiti del possibile, anche per gli altri. Non cedere alle illusioni, ma sii sempre razionale. Ciò che la meditazione aiuta a superare è il sogno di essere questo o quello. Scoprirai, quindi, chi sei veramente. Ma non è un concetto traducibile in parole. Già, chi sei? Tu sei sia la solitudine che il silenzio che l’accompagna. Tu sei la somma di tutta l’energia vitale, ma devi ancora scoprirlo.
Rammenta, il nucleo di questo esercizio di meditazione – desunto peraltro dagli insegnamenti più tradizionali dello Yoga classico – è quello di meditare in solitudine. La lunga sequela di precisazioni è utile solo per acclimatarsi con la propria interiorità. Ma ora prendi il coraggio a due mani e accetta il fatto che quando mediti sei essenzialmente solo. Chiudi gli occhi e contempla questa solitudine. E quanto più ti avvicinerai al centro stesso di questa solitudine, tanto più sarai ricambiato d’affetto.
Epilogo
La meditazione è sia punto d’arrivo che di partenza della spiritualità. Come mai quest’assurda dicotomia? Semplice, la spiritualità – che non esiste – è solo uno dei modi d’intendere la realtà. Spero tanto che tu non abbia capito perché in tal caso – immagina un sorriso – puoi cominciare a meditare subito …