Speculazioni di un dilettante. La mente non va considerata altro da se stessi. Ciò che si tenta di educare o controllare o disciplinare con il buddismo, lo yoga e la meditazione è la sua attività. La mente è un processo.
Chi controlla che cosa? Saremmo noi stessi ad autocontrollarci? Dieri di si. Ma più che controllo o autodisciplina direi riappropriazione di uno strumento, la mente come facoltà interattiva. Chi venga prima, dopo, è come l’uovo con la gallina. Mente, spirito, a che – o a chi – serve distinguere? Dopo che hai colto l’attimo, se non piove, non è detto che splenda il sole. Potrebbe attendere tra le nubi. La foschia prodotta da mille e uno pensieri inconcludenti, o felici, o in attesa di nulla. Suoni, odori, sentimenti, un tutt’uno. Adusi a dividere e suddividere e … A che pro? Forse per rifuggire da sé …
Sento spesso parlare di non-mente. Come la definiresti-e rapidissima-mente?
Bisognerebbe stabilire dei termini comuni con cui poter discutere. Ci sono stati alcuni maestri spirituali che hanno creato, involontariamente, un po’ di confusione. Anche se poi, in sostanza, al di là delle attribuzioni linguistiche, non cambia nulla. Ora un tentativo di chiarimento, ma niente di definitivo. Il punto di vista da cui parto è non-dualista:
1) mente, ovvero il risultato del movimento del pensiero nel tempo, non è diversa da coscienza, io, ego, consapevolezza; nel senso che non vi sono entità distinte, ma solo modi di essere, esprimersi, percepire, funzionare, interagire;
2) lo stesso corpo fisico è anche mente, nessuna separazione reale, solo attribuzioni contingenti, funzionali, …
3) non-mente è la situazione in cui la mente, che siamo sempre noi, diventa consapevole di se stessa e scopre l’esistenza di una possibilità o spazio o profondità o circostanza in cui il flusso dei pensieri rallenta sino ad interrompersi; quindi sospensione delle sue modificazioni, non coinvolgimento e non identificazione;
4) la così tanto famigerata consapevolezza non è altro che una modalità percettiva in cui prevalgono e si sostengono e succedono o avvicendano l’un l’altro ordine, chiarezza, energia, silenzio, univocità, totalità.
Come vedete nulla di speciale. Chi pone l’accento su di un aspetto, chi sull’altro, ma in sostanza il benemerito testimone, ovvero colui che presta attenzione, esperisce, osserva, diventa tutt’uno con l’oggetto osservato, quindi ne sarà consapevole sino a trascenderlo, raggiunge o consegue lo stato di testimonianza. Ambito entro cui diventa contemporaneamente colui che osserva, viene osservato, nonché il trascendimento di entrambi che, onestamente, in questo momento ho difficoltà a descrivere con metafore valide o adatte alla circostanza.
Il mio è stato soprattutto un tentativo di semplificazione per facilitare l’approccio e la comprensione intellettuale.