43 – Cos’è la spiritualità?
La spiritualità, che è soprattutto rispetto, amore e compassione, non è un fenomeno relativo, vago o indistinto. Spiritualità è un modo, subitaneo e diretto, d’intendere, guardare, percepire la vita ordinaria, quella di tutti i giorni. Spiritualità è comprensione dell’intero, intuizione dell’univoco, dell’essenza.
Per quanto l’esistenza possa sembrare frammentaria, soggetta all’estrema volubilità del caso, ovvero alla perenne ridondanza della necessità, essa ha, in realtà, una natura più che specifica e organica. Per definire un fenomeno così globale dobbiamo rapportarci, inevitabilmente, all’esperienza individuale. Spiritualità è realizzazione dell’assoluto.
Il “dominio” della spiritualità è al di là del pensiero. Non consiste nella cultura, tantomeno riguarda la storia. La spiritualità non è transizione, bensì un fenomeno eterno, che trascende tempo e società, che prescinde persino dalla matrice biologica per rivelare l’origine. Quando il pensiero si ferma, il tempo lo segue e lo spazio ripiega su se stesso. Risvegliarsi alla realtà spirituale significa divenire consapevoli delle proprie radici. Il che non significa immaginarle, bensì esperirne la totalità.
Le radici più intime della nostra mente si protendono verso l’alto sino a lambire alcuni elementi comuni a tutte le specie senzienti. Al contrario, la dispersiva realtà periferica si rivolge verso il basso dove prevale l’antagonismo. Spiritualità è equilibrio, punto d’incontro tra la tendenza centrifuga di una mente che lotta giustamente per sopravvivere e l’esigenza centripeta di riconoscere la propria natura più intima, che è amore. Questo punto d’incontro è la pausa della meditazione, il silenzio indotto dalla preghiera.